Sto differenziano l’umido dal secco e dal vetro. È un gesto spontaneo, sono movimenti che si fanno pensando ad altro, si può dire del tutto involontari. Fanno parte della mia cultura e di chi legge queste poche righe.
Mentre penso ad altro, sono ospite di una splendida proprietà in capo al mondo e tra un paio d’ore avrà inizio un convegno internazionale sugli impatti della fauna selvatica nelle diverse attività antropiche, ad un tratto mi sento intensamente osservata.
Con un tono simpatico (in realtà non tanto) mi si rimprovera di perdere del tempo in faccende inutili.
Ascolto con una certa sorpresa ma poi convengo che il ciclo dei rifiuti è uno dei tanti gesti frutto di conoscenza e di cultura. Fin dalla scuola primaria spieghiamo ai ragazzini come la raccolta differenziata sia un processo mediante il quale i rifiuti vengono suddivisi in categorie specifiche, come carta, plastica, vetro, metallo e organico, per essere smaltiti in modo appropriato.
Per il mio Paese, la raccolta differenziata è considerata preferibile rispetto allo smaltimento non differenziato dei rifiuti per diversi importanti motivi come la riduzione dell’inquinamento, la conservazione delle risorse, la riduzione dei costi di smaltimento, la promozione dell’economia circolare, insomma siamo stati in grado di misurare dei benefici ambientali a lungo termine. Spiego in sintesi che la raccolta differenziata offre numerosi vantaggi sia dal punto di vista ambientale che economico, contribuendo a promuovere uno stile di vita più sostenibile e a preservare le risorse naturali per le generazioni future.
Mi si guarda con uno sguardo colmo di ironia e con un sorriso non tanto mascherato. Durante il mio convinto monologo le cucine si sono affollate e mentre altri ospiti mi danno man forte, altri se la ridono di gusto. Abbiamo diviso il mondo in due parti. Chi separa i rifiuti e chi non lo fa. Sempre in cucina nascono dibattiti sull’ipocrisia di chi promuove la raccolta differenziata e poco si cura di come viene smaltita quel tipo di raccolta.
Le voci si occupano di economia dei rifiuti e dei costi ambientali globali e io taccio.
Rifletto su come la cultura plasma i nostri gesti. Penso al gesto per me innaturale, quasi violento, di mischiare una risma di carta, vetro e torsoli di mela, mi si avvicina una ricercatrice sudafricana. È una ragazza bellissima i cui tratti somatici rivelano incroci di popoli diversi. Mi guarda con uno sguardo che a stento maschera un senso di superiorità e mi chiede se siamo gli stessi che hanno paura che i lupi mangino i bambini.
Rispondo di si, siamo gli stessi.
Cultura significa conoscere e comportarsi di conseguenza. E si, siamo anche questo.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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