Da dicembre 2020, dopo una vita intera dedicata alla ricerca scientifica, il professor Giorgio Palù è presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), ente competente per l’attività regolatoria dei farmaci in Italia.
In quest’intervista il virologo veneto, orgogliosamente originario di Ormelle, ha chiarito quesiti riguardanti i vaccini, ha spiegato perché è erroneo dire che quella che sta partendo da Brescia è la terza ondata e quale può essere il ruolo dell’industria farmaceutica italiana nel contrasto alla pandemia.
Come dobbiamo considerare l’efficacia dei vaccini nel contrasto alla pandemia tenendo conto delle variabili di organizzazione e le tempistiche di consegna e somministrazione dei vaccini? “I vaccini, come documentato dalle pubblicazioni scientifiche e dalle validazioni degli enti regolatori, sono molto efficaci. Si considera un vaccino efficace quando protegge dalla malattia nel 50% dei casi e quelli di cui stiamo parlando ora proteggono al 80, 90 e 95%. Per quanto riguarda somministrazioni e distribuzione è un altro problema, di tipo logistico”.
Su quale potrebbe essere il ruolo dell’industria farmaceutica italiana, che negli anni ha spesso prodotto vaccini per conto terzi e quali sono i tempi per ipotizzare di avere un vaccino interamente italiano, il virologo afferma: “L’industria farmaceutica italiana è la prima in Europa come prodotto, con volumi economici di circa 34 miliardi di euro, ma in larga misura produce farmaci di cui è scaduto il brevetto, oppure opera per conto terzi. Però l’Italia, come industria farmaceutica in particolare ma come industria manifatturiera in genere ha un’alta specificità e un’elevata qualità nell’ottimizzazione dei processi produttivi. Dovrebbe convertire quindi il suo lavoro anche alla produzione di farmaci innovativi, come i vaccini e i biofarmaci”.
Considerando le notizie che giungono da Brescia poi, Palù precisa che non è corretto parlare di “terza ondata”: “Io non parlerei di ondate. Un’ondata si ha quando una prima fase si estingue e ne comincia un’altra. Cosa che non è mai avvenuta. Il virus ha circolato sempre, oggi stanno circolando, come circolavano un anno fa, le varianti e alcune di queste stanno prendendo il sopravvento perché sono più contagiose. Non è né più né meno che un meccanismo evolutivo del virus. Questo non significa che il virus sia più letale o più virulento”.
Ricorda inoltre che in Veneto c’è stata una diminuzione dei casi di ricovero in ospedale e in terapia intensiva. Oggi si può parlare di una fase di lento plateau con una leggera ripresa dovuta anche qui alle varianti, che fanno conto di circa il 30-40% dei casi incidenti.
La domanda che spesso i cittadini si pongono, ovvero se sia davvero scientificamente provato che queste nuove varianti sono più aggressive per le fasce più giovani della popolazione ha finalmente ottenuto risposta chiara: “Direi che siccome sono più contagiose per una modifica della struttura della proteina di superficie che riveste il virus e che lo fa infettare le cellule, conoscendone il ricettore cellulare, ecco questa modificazione fa sì che il virus contagi tutte le fasce di popolazione. Resta il fatto che i giovani, soprattutto da 0 a 10 anni, si infettano poco, si ammalano molto poco e trasmettono anche di meno”.
(Fonte: Aurora Riponti © Qdpnews.it).
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