A volte è sufficiente la buona volontà e l’impegno dei cittadini per preservare le testimonianze storiche del territorio. Un esempio eclatante è il recupero dell’Abbazia di Sant’Eustachio, a Nervesa della Battaglia, da parte di Ermenegildo Giusti.
Ma c’è anche chi, nel piccolo, si adopera per preservare piccoli pezzi di storia della comunità in cui vive. È il caso di un’edicola votiva dedicata a Sant’Antonio a Selva del Montello che stava per rovinarsi completamente a causa dell’usura del tempo e recuperata dai residenti del luogo.
L’edicola, situata tra via Castagné e via dei Priuli nella località denominata “del Colmel”, a ridosso della villa settecentesca di Casa Stoppani (già dei Priuli), contiene una statua in legno dedicata a Sant’Antonio da Padova.
“Era stata posizionata da mio nonno – ci racconta Ivano Sfoggia, titolare dell’omonima trattoria che venne realizzata dove si trovavano le scuderie dell’antica villa della famiglia patrizia della Repubblica di Venezia -, si chiamava Antonio Sfoggia, detto Tony. La eresse a Sant’Antonio proprio per il nome che portava, a cavallo della prima e della seconda Guerra Mondiale”.
L’immagine in legno del Santo era ormai sbiadita e si stava consumando per le intemperie. L’intervento dei residenti del Colmel l’hanno riportata a nuova vita. Il noto pittore del luogo, Francesco Stefanini, l’ha ridipinta ed è stata realizzata una protezione in metallo e vetro destinata a durare nel tempo.
Si è invece persa traccia del capitello votivo che si trovava a poca distanza, sull’incrocio tra la Marosticana e via Castagnè. Conteneva un affresco raffigurante la fuga in Egitto della Sacra Famiglia.
Una trentina d’anni fa, durante i lavori di ristrutturazione della strada, fu osservato che quel capitello impediva la vista agli automobilisti che affrontavano l’incrocio, rappresentando un pericolo.
Invece di rimuoverla e posizionarla in un altro luogo fu completamente distrutta. Si trovava proprio di fronte all’antica osteria Baratin, che recentemente a chiuso in modo definitivo.
Nonostante numerose ricerche da parte degli stessi residenti del Colmel, di quel capitello votivo non ne resta neppure un’immagine, solo il ricordo.
(Fonte: Flavio Giuliano © Qdpnews.it).
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