Continua a far discutere la proposta del ministro Matteo Salvini di introdurre un limite massimo del 20% di alunni stranieri in ciascuna classe nelle scuole italiane.
Nelle ultime settimane, l’Italia ha dovuto affrontare anche altre polemiche che riguardano il tema dell’integrazione, prima tra tutte quella della chiusura per la fine del Ramadan di una scuola di Pioltello (Milano) frequentata da diversi studenti musulmani.
L’argomento è stato discusso anche nella Marca trevigiana, dove alcuni dirigenti scolastici hanno voluto manifestare il loro pensiero.
“Le classi molto eterogenee – afferma Letizia Cavallini, dirigente scolastico dell’Istituto ‘Alfredo Beltrame‘ di Vittorio Veneto -, con molti alunni con BES, sono oggettivamente complesse per le dinamiche di insegnamento/apprendimento. Credo che il problema non si risolva riducendo il contingente, perché in alcuni casi, soprattutto nei comprensivi, sono le situazioni logistiche (mancanza di mezzi di trasporto) che determinano la concentrazione degli studenti stranieri in alcuni plessi, classi”.
“Per ridistribuire gli studenti – continua – e non creare classi quasi ‘differenziate’ con il 60% di alunni stranieri, molto al di sopra di quanto prevede la norma attuale, i Comuni dovrebbero investire molto sui trasporti e non sempre lo possono fare. L’apprendimento nel primo ciclo è estremamente importante, quello è il tempo e il luogo dove intervenire, incrementando l’organico e il tempo scuola ad hoc per le situazioni in cui serve un supplemento di insegnamento per portarsi al pari della classe”.
“Nella mia scuola – conclude – la percentuale di alunni stranieri è pari a quella del Comune e molto al di sotto del 20%. Sono di seconda generazione, ma il loro livello in ingresso è determinato da molti fattori, socioculturali e legati al precedente percorso scolastico. Se il supporto alla didattica è forte, la multi-etnia emerge ancor più come valore”.
Sul tema si è espresso anche Massimo Ballon, dirigente scolastico dell’IIS Einaudi-Scarpa di Montebelluna.
“Dobbiamo ricordare – afferma Ballon – che una soglia sulla presenza degli studenti stranieri nelle classi esiste già da quindici anni, stabilita quando a dirigere il dicastero del MIUR c’era il ministro Gelmini. Non si è mai capito, in realtà, a quali stranieri la legge si riferisse. Se si fa riferimento a stranieri appena giunti sul territorio italiano, e quindi completamente a digiuno della lingua, impossibile arrivare ad un 25%. Se è considerato ‘straniero’ chi non ha nazionalità italiana, allora dovremmo chiudere la sede ‘Scarpa’ del mio istituto, dove in molte classi gli ‘stranieri’ sono più della metà del totale degli studenti, anche se alcuni alunni parlano dialetto meglio di me”.
“La proposta – conclude – è evidentemente dettata da esigenze elettorali, quando si tende a parlare alla ‘pancia’ del proprio elettorato per recuperare voti. Credo invece, visti gli episodi che quotidianamente registriamo, che l’unica via possibile all’integrazione sia aiutare la scuola ad accogliere, educare e formare, nel rispetto delle diversità, creando cittadini rispettosi delle regole e preparati a far parte delle nostre comunità, arricchendo il territorio, nel rispetto del dettato della nostra Costituzione. Smantellare la funzione inclusiva della scuola vorrebbe dire favorire un modello di società destinato ad un declino inesorabile, e non solo culturale”.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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