L’articolo 32 della Costituzione cita così: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Di conseguenza, la responsabilità di scegliere di curarsi dovrebbe essere unicamente del malato stesso.
“Finora noi abbiamo pensato che chi decide per la nostra morte sia, per i credenti, Dio e per gli atei, lo Stato. Perché lo Stato, per esempio, può mandarti in guerra e quindi esporti alla morte. Questa mentalità deriva dal fascismo e dalla filosofia di Hegel, che mette l’autorità dello Stato sopra quella dell’io. Da questo punto di vista, l’eutanasia sarebbe lecita, poiché è il medico – quindi lo Stato – che determina il fine vita. Ma la nostra Costituzione repubblicana dice esattamente il contrario: è il singolo a dover scegliere se curarsi oppure no, in una situazione nella quale assumere medicine o sottoporsi a operazioni significa mantenersi nella medesima condizione, senza possibilità di recupero”.
Perciò, sulla carta, le attuali normative italiane già consentirebbero il suicidio assistito e quella legge regionale (che poi in Veneto è stata bocciata) – in realtà – sarebbe stata “superflua”. Esiste già una delibera della Regione Emilia-Romagna, che si basa su altre leggi, come quella sul testamento biologico del 2017, capace di chiarire questo dilemma. Ma l’antinomia vera e propria sta nel fatto che per il Codice penale un medico, un parente o un amico non possono mai, in nessun caso, sostenere l’opzione del suicidio. Un celebre caso, portato poi in tribunale a Milano, ha fatto sì che nel 2019 un giudice chiedesse alla Corte costituzionale di strutturare una legge per chiarire questa contraddizione: oggi è stato deciso che chi aiuta un soggetto a suicidarsi che lo desideri e che si trovi in una reale condizione critica, non è condannabile.
Con l’obiettivo di discutere di questo spinoso ma interessante argomento, introdotto anche dalla recente notizia della discussione al Consiglio regionale, è stato programmato per venerdì 5 aprile alle 20.45, al nuovo auditorium di Cavaso del Tomba, un convegno sul tema del suicidio assistito e sul rapporto tra legge, etica e, in un certo senso, filosofia: a volerlo è stato il professor Giancarlo Cunial, che in passato aveva pubblicato uno dei suoi post quotidiani sul tema, coinvolgendo la popolazione in una discussione partecipata, che necessitava un approfondimento. L’amministrazione di Cavaso del Tomba ha sostenuto volentieri l’originale iniziativa, richiesta da tempo anche dalla popolazione.
L’approccio della serata al coraggioso “tema aperto” del suicidio assistito sarà prettamente scientifico e lascerà da parte i giudizi: si limiterà a informare, a dare gli strumenti e il glossario corretto per comprendere meglio. A trattare l’argomento saranno infatti il dottor Giorgio Zanardo, medico, anestesista e rianimatore, con un lungo bagaglio di esperienza su questo tema e lo stesso professor Cunial, che farà da moderatore e condurrà la delicata discussione. Per rendere piacevole la serata, vi saranno anche degli intermezzi musicali e delle letture testuali di Olga Scalone e Ilaria Torresan.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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