Dispositivi compostabili e senza batterie, per l’azienda trevigiana Checkup il futuro dell’elettronica è green   

Michele Carlet , fondatore di Checkup

Armadi che sanificano i vestiti da odori e patogeni, vasi di piante che producono energia e ancora oggetti di design che in realtà sono purificatori d’aria portatili.

Intervista a Michele Carlet , fondatore di Checkup

Alla Checkup ogni oggetto ha un’anima – il motto aziendale è “Objects with life inside” – e ci racconta della “rivoluzione silenziosa”dell’elettronica tradizionale che ora guarda ad un futuro oltre le batterie, dove a fine vita i dispositivi finiscono nel compostabile. In un momento storico dominato dal dibattito sull’Intelligenza artificiale l’azienda trevigiana fondata da Michele Carlet mostra che la tecnologia d’avanguardia non fa solo rima con AI e che il futuro non può che essere green.  

Facendo un giro nello stabilimento di Codognè si ha l’impressione di trovarsi in un laboratorio di inventori che da oltre trent’anni sforna nuove idee e dispositivi che trovano applicazione in ambito sanitario, domestico, agricolo e zootecnico. 

“Siamo dei risolutori di problemi, internazionali nei concetti ma attaccati al nostro territorio – racconta l’ad Michele Carlet – Quando sviluppiamo i nostri prodotti coinvolgiamo perlopiù aziende italiane. In questi anni abbiamo visto cambiare l’approccio alla tecnologia e ci siamo adattati ad un mondo che si muove velocemente: lo dimostra il fatto che in cinque anni abbiamo cambiato modello di business due volte”. 

Stare fermi non è un’opzione per Carlet e i suoi collaboratori abituati ad osservare l’affermarsi di nuovi bisogni e sensibilità da parte dei consumatori sempre più preoccupati dagli effetti dell’inquinamento sulla salute. 

Prima del Covid Checkup ha dato vita a Pulicraft, una PMI specializzata in prodotti per la sanificazione dell’aria in piccoli ambienti che abbattono i patogeni e le polveri sottili la cui particolarità sta nell’assenza del filtro. I dispositivi funzionano a raggi UVC oppure a ionizzazione bipolare. Per realizzarli l’azienda ha instaurato una collaborazione con l’Università Federico II di Napoli affidando ai ricercatori dei dipartimenti di microbiologica e virologia i test scientifici. 

Piante “intelligenti” per una domotica green 

Fra le ultime novità in casa Checkup c’è Innoitaly una start-up presentata l’anno scorso al CES di Las Vegas che promette di superare il paradigma dell’elettronica tradizionale sviluppando prodotti tecnologici a base naturale e autosufficienti dal punto di vista energetico. 

“Oggi tutti i dispositivi che utilizziamo funzionano a batteria e nessuno si preoccupa del loro impatto ambientale: si stima che solo per i dispositivi portatili di primo allestimento le batterie usate ogni anno sono circa 30 miliardi e i numeri stanno aumentando. Per non parlare poi delle materie prime – prosegue Carlet mostrandoci quello che solo in apparenza è un comune vaso di fiori – Questo prototipo dimostra come possiamo ricavare energia dall’ambiente, in questo caso dai batteri del terreno che formano uno strato sottile in cui è immerso un elettrodo”. 

“Con il dipartimento di microbiologia dell’Università di Napoli abbiamo individuato due ceppi batterici specifici che migrano elettroni generando corrente elettrica. Questa viene usata per trasmettere dati ambientali nell’ottica di creare un kit di domotica green. Un vaso come questo genera 20 milliWatt di energia elettrica, molto poca, ma 1 metro cubo è in grado di produrne 1 Watt e dunque abbastanza per illuminare. Il progetto è in divenire ma l’obiettivo è quello di arrivare a fornire al cliente un kit di monitoraggio ambientale (quantità di luce, temperatura, umidità) che funziona grazie alla pianta”. 

Con l’Università partenopea l’azienda sta cercando di creare anche il concime adatto per nutrire i batteri, un concentrato di “batterie naturali” che non produce scarti e non necessita di estrazione di materie prime. 

“Questo invece è un altro prototipo” prosegue Carlet afferrando un’altra creazione di InnoItaly: un piccolo sensore in materiale biodegradabile (fibre di cereali e legno) che trasmette dati ambientali fino a 500 metri. Integrandosi con gli altri dispositivi questo oggetto monitora ad esempio la quantità di luce e temperatura nella stanza abbattendo gli sprechi energetici. Non contenendo silicio ma delle minuscole piastrine di PET su una cella in materiale compostabile una volta finito il suo ciclo di vita viene gettato nell’umido. 

Grazie all’uso dell’Intelligenza Artificiale l’azienda trevigiana si sta affacciando anche a nuove soluzioni per ridurre l’uso di agenti chimici nelle coltivazioni. In cantiere c’è una videocamera che scatta delle foto periodiche alle piante determinando la quantità di insetti dannosi presenti in un determinato momento permettendo di calibrare in proporzione i trattamenti in campo. 

“Nella nostra visione l’AI non è invasiva come lo sto diventando in vari ambiti. Lavora a target, in questo caso gli insetti, e non va a ledere la privacy di nessuno, è sostenibile, discreta e capace di amplificare le funzioni di un prodotto”.  Restando in ambito agricolo Innoitaly ha sviluppato anche un progetto di micro-irrigazione a sensori per ridurre il consumo idrico nelle coltivazioni di almeno il 30% e un altro per monitorare la salute animale negli allevamenti abbattendo l’uso di antibiotici. 

“La tecnologia può impattare positivamente sulle nostre vite – conclude l’ad di Checkup – Siamo dei sognatori, ma quale imprenditore non lo è: noi ci crediamo da quando siamo partiti più di trent’anni fa e continueremo a farlo”. 

(Autore: Rossana Santolin).
(Foto e video: a cura di Luca Vecellio)
(Articolo, foto e video di proprietà di: Dplay Srl riproduzione riservata
)
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