Osservate un genitore con un bimbo di pochi mesi, l’interazione che avviene tra i due è un flusso continuo di messaggi che si snodano attraverso un linguaggio ed espressioni buffe complessivamente definiti come “maternese”, cioè quel tipo di comunicazione innata che nella nostra specie si è evoluta proprio per interagire con i nostri piccoli. Facce strane, imitazione biunivoca di suoni più o meno striduli e cadenze ritmiche tipiche delle filastrocche sono la chiave fondamentale della crescita umana.
Ma qui ci occupiamo delle relazioni tra la nostra specie e gli altri animali e che in una famiglia con bimbi e cani i genitori usino lo stesso linguaggio per entrambi è cosa nota da tempo. Nel 1982 Kathy Hirsh-Pasek e Rebecca Treiman per l’American Psychological Association misurarono le somiglianze del linguaggio usato con i bimbi e con i cani in un articolo che fece scuola. Quando incontrate una mamma con un bimbo e un cane fateci caso, l’adulto si rivolgerà ad entrambi usando lo stesso stile di linguaggio; le frasi conterranno concetti basilari, le parole saranno semplici e ripetute frequentemente, il tono sarà più acuto e il tempo del “discorso” assomiglierà a quello di una cantilena.
Se da più di quarant’anni quindi sappiamo misurare le somiglianze dei linguaggi che utilizziamo nel comunicare con i nostri bimbi e con i nostri cani, oggi esistono delle ipotesi che riguardano le loro differenze.
Accanto al linguaggio parlato, quando vogliamo “comunicare” con bimbi e cani, esistono espressioni facciali che differiscono notevolmente se rivolte a cani e a bimbi.
Sguardi e sorrisi che incombono quando parliamo ai bimbi, spariscono quando ci rivolgiamo ai cani. Perché? Perché ci rivolgiamo ad entrambi con lo stesso linguaggio parlato, ma con posture ed espressività diverse quando ci rivolgiamo ai cani? E quante di queste differenze sono innate nella nostra specie?
Sappiamo che sorridere mostrando i denti è un saluto che prelude a buone intenzioni tra tutti i popoli della nostra specie, ma nella comunicazione canina mostrare i denti ha significati opposti.
Fa parte quindi del nostro patrimonio genetico differenziare posture e segnali facciali a seconda della specie a cui vogliamo rivolgerci?
Bello scoprirlo.
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