Verso l’addio alle moto inquinanti, ma i motociclisti protestano

Il destino delle moto classificate Euro0-1, quindi secondo gli standard europei considerate molto inquinanti, è segnato: entro il 2024 non potranno circolare in alcune città, a partire da ottobre – per esempio – a Milano.

La stessa sorte toccherà alle Euro2 entro il 2025 e alle Euro3 entro il 2028. Secondo questa tendenza, il divieto, già presente in determinati Comuni, riguarderà presto tutt’Italia e non vedrà eccezioni. Ma in Italia, il Paese della Ducati, della Moto Guzzi, della MV Agusta, la passione per le due ruote storiche è radicata, non semplice da estirpare nel giro di pochi anni.

In questo contesto, gli MC, ovvero i club di motociclisti, rappresentano fratellanze capaci di grande determinazione e compattezza: dalla cultura statunitense e da quella tedesca non hanno preso soltanto i giubbotti di pelle, le bandane, i ritrovi nei parcheggi e le Harley Davidson, ma anche una sorta di codice d’onore, che – al netto di ogni stereotipo, – li porta ad agire per il bene del proprio club. Queste associazioni, che in Italia sono comunque numerose, non sembrano avere alcuna intenzione di lasciare la propria moto sotto un telo, in garage.

Lo hanno dimostrato ieri, sabato 16 marzo, in tantissimi, partecipando a un raduno che aveva proprio l’obiettivo di protestare contro questa normativa, che è finalizzata a migliorare i livelli di inquinamento nei centri, ma – secondo alcuni di questi motociclisti – anche a “incentivare l’acquisto dei nuovi modelli, meglio se tramite un finanziamento”.

Davanti al parcheggio del road bar Kilometro 19, a Nove di Vittorio Veneto, erano parcheggiate oltre un centinaio di moto d’epoca (una Chevrolet El Camino) e tanti appassionati, molti dei quali appartenenti ai club della zona. I Fadalten, il club “di casa”, hanno accolto motociclisti anche da fuori Regione, venuti per mostrare il sostegno alla protesta.

“Il cuore non si ferma” è lo slogan scelto dall’incontro, già arrivata alla terza edizione, dove la parola cuore, per i bikers, sembra indicare anche il concetto di libertà. “Le moto d’epoca sono l’ultimo dei problemi di questo mondo – afferma uno dei motociclisti che incontriamo, in sella a una Bmw R65. – Perché non rottamiamo i mezzi militari Euro 0, prima?”. E un suo amico lì vicino, con un’altra due ruote performante: “Ho pagato tanto per questa moto, a suo tempo: è unica. E ora mi volete dire che non posso più guidarla?”

Matteo, il coordinatore per il Veneto di questo movimento, ci accoglie nel piazzale davanti al road bar e tra i rombi delle moto ci spiega i dettagli della protesta: “Per il momento il divieto partirà da Milano a ottobre, ma presto si diffonderà in tutt’Italia come è successo per le auto. Così abbiamo radunato tutti i club e abbiamo predisposto una raccolta firme digitale. Per il raduno abbiamo provato a chiedere il permesso anche al Comune di Vittorio Veneto, per ritrovarci in piazza prima di venire qui, ma non ce l’hanno concesso”.

“Noi abbiamo curato l’aspetto logistico – spiega Marco Masutti, titolare del Kilometro 19, – questo è da sempre un locale che fa da riferimento per i motociclisti e proprio per questo la Val Lapisina è apprezzata e conosciuta anche da chi viene da fuori”.

(Fonte foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Articoli correlati