Stanno facendo discutere le linee guida per la riapertura di palestre e centri fitness, contenute in un documento proposto dal Ministero dello Sport e validato dal Comitato tecnico scientifico.
Si tratta di un nuovo protocollo che il nuovo Governo potrebbe decidere di applicare a partire dal prossimo 6 marzo, una volta scaduto il decreto firmato dall’ex premier Giuseppe Conte lo scorso 16 gennaio.
Linee guida che prevedono la ripresa delle attività sportive a scaglioni, partendo inizialmente soltanto dalle lezioni individuali, per consentire il ritorno all’attività fisica di tutte quelle persone affette da patologie croniche e, allo stesso tempo, scongiurare il rischio di assembramenti.
Stop a docce e all’utilizzo degli spogliatoi, con l’obbligo tassativo di riporre gli indumenti usati direttamente nei propri zaini e borsoni, obbligo della distanza interpersonale pari a due metri e uno spazio di dieci metri quadrati a persona consentito in piscina: sono soltanto alcune delle nuove regole per la riapertura, che non convincono però i professionisti del settore.
A non essere convinto è anche Anif Eurowelness, associazione nazionale di categoria che, nei giorni scorsi, ha segnalato una perdita di fatturato pari al 70 percento per il settore e richiesto una ripartenza diversa da quella che è stata prospettata.
A farsi sentire c’è anche Andrea Antoniazzi, titolare di una palestra a Conegliano e a Vittorio Veneto, nella veste di delegato veneto per l’Anif il quale, già nei mesi scorsi, non aveva fatto mistero delle difficoltà vissute dalle realtà come la sua in questo periodo: “Noi del settore ci consideriamo chiusi dall’8 marzo 2020, perché la riapertura è avvenuta a giugno, luglio e ad agosto, un periodo considerato bassa stagione già in precedenza“.
“A settembre, con la riapertura delle scuole, la stagione era nuovamente iniziata, ma abbiamo dovuto chiudere di nuovo a metà ottobre. – ha proseguito – Se ci verrà chiesto di offrire solamente allenamenti individuali, non vale neppure la pena riaprire, perché noi gestori chiediamo di farlo in una maniera che sia sostenibile economicamente“.
Secondo quanto riferito da Antoniazzi, la categoria non sarebbe stata aiutata in questo periodo di chiusura ma, nel frattempo, spese e bollette hanno continuato ad arrivare.
Nei giorni scorsi lo stesso Antoniazzi aveva pubblicato sui social l’immagine di due bollette ricevute, nonostante la chiusura dei suoi centri e lo spegnimento dei contatori da mesi, dell’importo rispettivamente di 224,30 e di 301,56 euro.
Una situazione, quella della categoria di palestre e centri fintess, che Antoniazzi, e altri come lui, continuano a segnalare per ricevere un aiuto.
(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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