Una Festa della donna speciale ieri sera venerdì al cinema teatro Careni di Pieve di Soligo: ospite d’eccezione Serena Dandini, volto noto della televisione, nonché autrice di libri di successo sull’universo femminile, che ieri sera ha intrattenuto il pubblico con la sua nota ironia.
L’evento faceva parte del cartellone di appuntamenti della manifestazione “Pieve incontra”, condotti dalla giornalista e organizzatrice della rassegna Adriana Rasera. Un’ospitata che ha visto un pienone di pubblico in sala, coinvolto nel viaggio tra le donne del passato e una riflessione sul presente.
Ad accogliere la conduttrice televisiva anche il vicesindaco Luisa Cigagna la quale, oltre a un discorso di benvenuto a nome del Comune, alla fine della serata ha lasciato all’ospite prodotti e volumi sul nostro territorio, oltre al tradizionale mazzo di mimose. L’incontro si è aperto con un excursus della Dandini sul mondo dello spettacolo, in particolare della comicità, argomento che ha saputo esporre con un’ironia travolgente per tutto il pubblico.
“Un tempo le donne facevano da spalla ai comici – le parole della conduttrice – Le donne devono essere ironiche per prime con se stesse, prima che le prendano in giro gli altri”.
Commento a cui è seguito anche un pensiero, più in generale, sulla storia della donna, a partire da Eva.
“La storia va un po’ riletta e io ho cercato di fare questo: non mi fermo agli stereotipi, ma cerco di andare oltre – il suo commento, seguito da un pensiero per Paola Cortellesi, quest’ultima reduce dall’enorme successo del suo ultimo film (scritto, diretto e da lei interpretato) “C’è ancora domani” – Paola è una ragazza seria e studiosa: è una secchiona come me, perché noi donne dobbiamo prepararci il doppio, il triplo rispetto agli uomini. Abbiamo la sindrome di Ginger Roger, di dover saper fare come Fred Astaire, ma con i tacchi all’indietro”.
“Tornando a Paola Cortellesi, questi sono gli orgogli italiani nel mondo – ha proseguito – Il suo successo deriva dal fatto di essere entrata nei nostri cuori. Ha toccato una nostra corda: tutti abbiamo provato, anche solo per un secondo, quella debolezza. Queste sono le opere che entrano nel cuore delle persone, sono cose che non si comandano a bacchetta occupando una poltrona. Quindi credo che sia un piccolo grandissimo film, perché ha toccato quella corda lì”.
Il focus del dialogo si è spostato poi su un’altra questione figlia del nostro tempo: “Come ci liberiamo dalla cultura patriarcale?”. “Un tema tosto, importante – la premessa di Dandini – Nonostante siano state fatte delle leggi, manca tantissimo la prevenzione: ciò significa che serve fare una rivoluzione culturale nel Paese. Il padre di Giulia Cecchettin ha parlato senza retorica ed è un bene che l’abbia fatto un uomo”.
“La rivoluzione culturale deve essere fatta tra uomini e donne e anche noi donne dobbiamo guardarci allo specchio e riflettere, perché a volte si scambia il senso di possesso con amore – ha osservato – Serve fare educazione sentimentale”.
Una galleria di donne nel volume “La vendetta delle muse”
La serata è proseguita con una carrellata di profili di donne del passato, che Serena Dandini ha riproposto nel suo volume “La vendetta delle muse”, edito da Harper Collins e “dedicato a Michela Murgia”.
“La musa che mi ha ispirato da giovanissima è stata Marianne Faithfull (ex compagna di Mick Jagger e autrice di alcuni successi assieme ai Rolling Stones, ndr) – la prima donna citata – Sognavo di essere una ragazza libera e indipendente: c’era bisogno di un punto di riferimento. Marianne Faithfull è stata una donna che è scesa negli abissi, da cui è riuscita poi a risorgere. Mi dà l’idea di una donna risolta, nonostante tutto, una donna con il ‘potere della sopravvivenza’”.
La carrellata di donne ha toccato anche il profilo di Gala Éluard Dalí, nota per essere stata la moglie e il soggetto di molte opere di Salvador Dalì: “Un esempio di ‘musismo’ – ha spiegato Dandini – Le donne ambiziose sono spesso considerate stronze, che non hanno guardato in faccia nessuno. L’ambizione per l’uomo è invece una virtù pazzesca, ma non per le donne”.
Senza dimenticare le figure delle madri costituenti, di Colette, Anita Garibaldi e Artemisia Gentileschi: “Ogni volta che una donna esce dagli schemi, viene considerata una mezza matta – ha osservato la conduttrice tv – Nei quadri di Artemisia senti la volontà di raccontare alle altre donne il desiderio di indipendenza. A volte la sua storia si appiattisce allo stupro, ma c’era molto altro”.
E il nostro presente? Ci sono delle muse per le nuove generazioni? “Ci hanno inculcato un sacco di stereotipi e anche i ragazzi sono vittime di schemi: sono stereotipi amplificati dai social – ha commentato, prima di incontrare sul palco due giovani rappresentanti dell’istituto “Marco Casagrande” di Pieve di Soligo – Bisognerebbe fare anche un corso di educazione ai genitori, non basta la scuola”.
“Penso però che ci siamo evoluti, ma non dobbiamo mai perdere il motore positivo: ognuno può fare la sua parte – ha concluso – L’importante è non rinunciare, perché ognuno fa parte del cambiamento“.
(Fonte foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
#Qdpnews.it