Quando si parla di carri allegorici, sorge spontaneo pensare a quelli allestiti in previsione del periodo carnevalesco, con i loro colori sgargianti e il riferimento alle tematiche più svariate, dai cartoni di Walt Disney fino agli ultimi film usciti nelle sale cinematografiche.
Non tutti sanno che in passato, invece, ne sono esistiti di un’altra variante, stavolta pensati per il periodo autunnale: è il caso di Refrontolo, paese in cui per diverso tempo vennero allestiti dei carri allegorici, visibilmente ispirati ai vecchi mestieri di una volta e agli scenari di vita quotidiana di un contesto prettamente agricolo.
Un modo per rendere omaggio al passato locale, intriso di tradizioni e svariate usanze legate allo scorrere delle stagioni. Una manifestazione sorta indicativamente verso gli anni Settanta, ma che ebbe la propria punta di diamante verso gli anni Ottanta e Novanta.
L’iniziativa andava in scena in occasione della “Festa della castagna”, organizzata dalla Pro loco nel mese di novembre, dopo Ognissanti.
Ancora oggi sono in molti a ricordarsi i tempi in cui diversi trattori sfilavano per le principali vie del paese, con a bordo vere e proprie “scenette”, liberamente ispirate agli interni delle case contadine, come ad esempio la cucina, la cantina, i vitigni, un angolo di bosco.
Ma larga parte veniva riservata alla riproduzione di svariati momenti di vita comunitaria e alle vecchie abitudini del mondo contadino, come la cottura della polenta nel paiolo, delle castagne e della selvaggina, la fabbricazione dei cesti di vimini, la preparazione dei salami, il lavaggio dei panni con la cenere, il confezionamento di calzini e abiti di vario tipo, la lavorazione del granturco o l’arrivo di San Martino, momento in cui i contadini facevano i conti dell’annata di lavoro con il padrone del terreno da loro coltivato, con il rischio di doversene andare, nel caso di un esito negativo.
Tutto mentre i figuranti (dai più anziani fino ai bimbi) indossavano gli abiti di una volta e si fingevano intenti nello svolgimento di questi antichi mestieri, mettendo letteralmente in scena i momenti cruciali della vita contadina, come ad esempio le fasi legate alla produzione del vino, cruciale per l’economia domestica di un tempo, con l’accompagnamento del suono della fisarmonica o dei canti tipici.
Delle autentiche “scenette”, a cui potevano partecipare interi nuclei familiari, accompagnati da fiaschi, tinozze, forni di un tempo, paioli e tutto ciò che poteva servire a eseguire i mestieri della giornata.
Un appuntamento in grado di suscitare un certo interesse, che riuniva l’intero paese (e non solo), con ogni borgata impegnata per settimane nell’allestimento del proprio carro.
“Ricordo che era una cosa piacevole, perché coinvolgeva tutto il paese – il ricordo di Mauro Canal, sindaco di Refrontolo – Una ‘sfida’, nel senso buono del termine, che animava la vita del paese, richiamando un sacco di gente”.
“Le contrade sceglievano un soggetto per preparare i loro carri oppure si ispiravano alle leggende di una volta – le parole di Valter Scapol, attuale presidente della Pro loco – Ce n’erano parecchi di questi carri e la Festa della castagna veniva incentrata sulla domenica in cui sfilavano”.
“In quell’occasione, dato che venivano messi in scena i mestieri di una volta, alla gente venivano date castagne, fette di salame e di torta: quindi c’era una corsa per assaggiare i prodotti locali“, ha aggiunto.
In un certo senso si può dire che questa eredità sia passata in mano alla manifestazione “Il Mulino e il suo tempo”, organizzata ogni autunno dall’associazione Molinetto della Croda: un’iniziativa dove il visitatore ha l’opportunità di immergersi nell’atmosfera del passato, lasciandosi travolgere dalla poeticità degli antichi mestieri sul piazzale antistante al Molinetto della Croda.
A portare l’idea dei particolari carri allegorici in paese fu Livio Zaccaron, residente a Refrontolo e in passato presidente della Pro loco e poi di Banca Prealpi SanBiagio, il quale chiamò anche il gruppo di majorettes da Padova, proprio per allietare questa festa così particolare, secondo il racconto di Gianni Sossai, appassionato di storia e tradizioni del paese.
Una kermesse sentita, che riuniva intere contrade. C’è chi ha ricordato anche la figura di Antonio Lorenzon (detto “Toni Beìn”), autore del carro e della poesia “El Mazarol”, ricordato in paese per l’impegno amministrativo e associazionistico, ma anche per i svariati temi proposti in vista dei carri allegorici, come quello della “mucca pazza”.
(Foto: per gentile concessione di Gianni Sossai).
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