“Non è meno Natale perché c’è il virus… Anzi, per certi aspetti è più Natale che mai”. Il messaggio che il vescovo di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo (nella foto), ha inviato alla Diocesi di San Tiziano in occasione dell’importante e imminente festa cristiana, pervade le difficoltà dell’oggi e le abita donando una fiammella di speranza e un soffio di vita attraverso “quel Dio che, per farsi accogliere dall’uomo e rendere credibile il suo amore, si è fatto bambino”.
Luce, consolazione e speranza. Sono i tre doni che Gesù porta in questo Natale così strano e così diverso. Sono gli stessi sentimenti e atteggiamenti mantenuti vivi all’interno delle famiglie che vissero il Natale durante la guerra. I tempi del Coronavirus sono così difficili e simili agli anni del conflitto bellico che portò nelle nostre terre sofferenza e morte.
“Certamente – afferma Pizziolo riferendosi alla guerra – la situazione non era più facile, anzi per certi aspetti assai più tragica. E tuttavia a nessuno è venuto in mente di non celebrare il Natale. Anzi, proprio in quella celebrazione, vissuta non solo nelle parrocchie ma (a quanto si legge) anche nelle trincee, trovarono forza per superare la tragicità della situazione. Anche nel momento più buio e apparentemente più disperato, la nascita del figlio eterno di Dio fatto uomo in mezzo a noi, costituiva un raggio di luce, di consolazione e di speranza”.
Per i cattolici, e i cristiani tutti, il Natale che si rinnova dice con forza che “Dio continua a non stancarsi dell’umanità e ribadisce la sua scelta di condividere la vita, e cioè le gioie e le tribolazioni degli uomini, specialmente dei più poveri e dei più deboli”.
“Se qualcosa – continua il vescovo – di diverso e di nuovo può portare il Natale in tempo di Covid è di spingerci (magari perché costretti dalle normative del governo) a ritrovare almeno un po’ l’essenzialità dell’evento che celebriamo, liberandolo da tutte quelle manifestazioni esteriori che, pur legittime, contribuiscono, spesso, a farcene dimenticare il significato vero. E questo significato è sempre una maggior apertura a Dio che viene e una maggior condivisione con i fratelli, come ha fatto Gesù nei nostri confronti”.
Sarà quindi un Natale diverso, ma forse anche più vero. “Veramente la nostra umanità – continua Pizziolo – è, in questo momento, assai smarrita e dispersa. Essa ha bisogno di ritrovare il disegno originario che le dia direzione e senso. Più ancora ha bisogno di ritrovare in Gesù, nella sua parola e nel suo amore, unità e speranza per avere la forza di superare il momento di prova che stiamo attraversando”.
“L’augurio che rivolgo a tutti è quello di vivere bene, con una vera partecipazione interiore ed esteriore, questo Natale in tempo di Covid. – conclude – Guardando e pregando quel bambino posto sulla mangiatoia possiamo trovare davvero luce e fiducia, superando gli smarrimenti e le dispersioni interiori che tutti viviamo”.
(Fonte: Loris Robassa © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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