Vite in Rosa: la storia di Sara raccontata dall’Agenda Doppio Tempo

La storia di Sara Carniel raccontata nell’Agenda Doppio Tempo

“La signora col cappello”: è questo il titolo della storia, una delle tante e profonde storie di vita raccolte nell’agenda “Doppiotempo” 2023 pubblicata dal Comune di Treviso. L’amministrazione, in collaborazione con la commissione parti opportunità e l’organizzazione “Spazio donna” di Treviso ha promosso l’iniziativa dedicata alla parità di genere. Il progetto ha preso la forma di un’agenda, oggetto di uso quotidiano, fra quelli strettamente personali, che in questo caso vuole narrare una storia comune, come quella di Sara. 

A vederla sembra una bottiglia di prosecco solo un po’ estrosa, con un’etichetta rosa fucsia. In realtà quelle prodotte da Vite in Rosa non sono solo bollicine ma frammenti di amore, pezzi di vita che nascono da una bella storia famigliare e che si proiettano in un futuro che è già presente. Nello splendore delle colline di Perine di Valdobbiadene Sara Carniel, 46 anni, è anima e forza motrice di questa azienda che nasce pochi mesi fa con la volontà di “rendere omaggio alle donne” e di estrarre il meglio da quei terreni così pregiati, appartenuti alla nonna prima e poi alla mamma, le quali hanno sempre promesso, nel grande mondo delle bollicine, di fare la differenza: per qualità, sensibilità, “estro”, competenza, amore, passione, creatività e fantasia.

Vite in Rosa è una piccola ma significativa storia che si colloca in una grande tradizione famigliare. Quattro ettari di terreno collocati nella zona DOCG, in uno dei punti più suggestivi e panoramici di Valdobbiadene, amati dal profondo del cuore, appartenuti a donne illuminate, moderne e lungimiranti che hanno saputo mantenerli e lasciarli in eredità – non solo tecnicamente ma anche emotivamente – a figlie riconoscenti e capaci di trasformarli in qualcosa di nuovo e promettente.

Tutto nasce da nonna Angelina, prima proprietaria dei terreni, donna d’altri tempi ma già “moderna”, forte e determinata; essi sono stati poi tramandati alla figlia Laura Geronazzo, classe 1938, colta, amante dei viaggi e delle lingue, insegnante di educazione tecnica, scopritrice di talenti giovanili, madre amorevole, moglie amata da Tito, amica sincera, attaccatissima a quella magica collina, intuitrice ante litteram del potenziale delle bollicine. Una personalità bella e ricca che ha incrociato interiorità, ottimismo, sensibilità, generosità e intelligenza. Il suo look originale, il cappello, portato sempre e ovunque, anche per fare la spesa e coltivare le uve, con disinvoltura e nonchalance perché sentito come “parte integrante di sé” e non come un vezzo, ma un’estensione della sua personalità.

“Sono cresciuta – racconta Sara Carniel – con una frase di mamma: “chi semina amore raccoglie felicità”. E Vite in Rosa nasce proprio dall’amore e dal desiderio di fare qualcosa di utile per le donne. Mamma aveva sempre pensato che sarebbe stato bello produrre un vino rosé dedicato alle donne, perché idealmente è un vino seduttivo. E così è stato. Il momento giusto è arrivato dopo due lutti: la morte di mamma Laura e quella di mio cognato, che viveva a Santo Domingo. Io e mia sorella Giuliana, rispettivamente a 46 e 52 anni, abbiamo deciso di elaborare la sofferenza e, pur lontane, di rimetterci in gioco e di trasformare i sogni in realtà.

Io da Valdobbiadene e mia sorella da Santo Domingo lavoriamo insieme, grazie anche al supporto di nostro papà e alla tecnologia, a questo progetto coltivato da anni che intende differenziarsi sia per l’etichetta che per la qualità: produciamo un Prosecco DOCG Superiore e un Prosecco Rosé DOC, diamo in lavorazione le uve a una cantina e seguiamo con pazienza e attenzione tutte le lavorazioni. È una produzione di nicchia, riconoscibile da alcune note fruttate e floreali, che ci sta dando grande soddisfazione: restituiamo al mercato non solo un prodotto, ma un’emozione nata già nel cuore e nell’animo della nostra mamma tanti anni fa. Ci aiuta molto la “sorellanza”: pur con la distanza geografica siamo in simbiosi e prendiamo assieme tutte le decisioni. Suo figlio Carlo e mia figlia Margherita, di 15 e 16 anni, sono legatissimi anche se si vedono poco. Il progetto però non si ferma alla sola produzione di vino: noi desideriamo avviare dei corsi di viticoltura per donne disoccupate, per insegnare loro a rimettersi in gioco e a lavorare a questa risorsa naturale che abbiamo e che il mondo ci invidia.

Si pensa sempre che il lavoro sulle uve sia un lavoro maschile, in realtà penso sia molto compatibile con la vita delle donne perché le lavorazioni sono quasi tutte flessibili e programmabili. In questo settore mancano risorse e sarebbe bello aprire nuove opportunità ad altre donne, mamma Laura a suo tempo lo ha fatto facendo studiare molte ragazze che altrimenti sarebbero state escluse dai percorsi scolastici. Stiamo prendendo dei contatti e sono certa che prima o poi riusciremo a dare corso anche a questo sogno. Se mi coglie l’ansia penso alla mamma, che sapeva scacciarla allegramente e col sorriso”.

(Foto: Agenda Doppio Tempo).
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