E’ iniziato ieri in tribunale a Treviso, il processo per i quattro ultras trevigiani accusati di aver picchiato, al termine di una partita in trasferta del Treviso Calcio, due uomini marocchini, davanti alla figlia minore di uno dei due.
Alla sbarra con le accuse di lesioni, minacce e danneggiamento aggravate dall’odio razziale, ci sono un 28enne e una 41enne di Treviso, un 49enne e un 39enne di Ponzano (entrambi con precedenti specifici), difesi dall’avvocato Fabio Crea.
Secondo la procura avrebbero aggredito le vittime al termine della finale della Coppa Veneto tra il Treviso Calcio e l’Opitergina, che si era giocata il 25 aprile 2018 allo stadio Barison a Vittorio Veneto.
L’aggressione sarebbe avvenuta, secondo quanto ricostruito dagli investigatori della Digos, mentre il gruppetto si stava dirigendo verso il pullman per tornare a casa.
Mentre camminavano lungo la strada, si erano imbattuti in un 43enne di origine marocchina che passeggiava con la figlia di 13 anni. I due indossavano le maglie sportive della Juventus e del Real Madrid.
E solo questo sarebbe bastato a far scattare l’aggressione. “Fermati e togliti subito quella maglia” avrebbero urlato gli ultras all’uomo. Il 45enne aveva cercato di cambiare strada, ma il gruppetto aveva insistito tanto da attirare l’attenzione di un 24enne marocchino che, dal terrazzo della sua casa, aveva chiesto, in arabo, ai connazionali se avessero bisogno di aiuto. Proprio quelle parole nella lingua araba avrebbero scatenato gli ultras che avrebbero urlato: “Negro di m… Io ti spacco la faccia… Mi son Veneto…” e altre frasi e insulti razzisti.
Il 24enne era corso giù per aiutare i connazionali, ma si era ritrovato con gli ultras che, dopo aver forzato la porta del palazzo, gli si erano scagliati contro.
Brandendo una cintura avevano colpito i due marocchini con calci e pugni procurando loro varie lesioni e contusioni. Davanti agli occhi terrorizzati della ragazzina che era rimasta fortunatamente incolume ma sotto choc.
All’arrivo della polizia, i quattro erano scappati. Ma erano stati identificati poco dopo dalla Digos e denunciati. Nei loro confronti, il questore aveva emesso anche un Daspo che li terrà lontani dagli impianti sportivi per cinque anni.
(Fonte: Redazione Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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