Nei padiglioni dell’ex filanda di Santa Lucia di Piave sono stati celebrati i 70 anni di Confartigianato Imprese Conegliano la scorsa domenica, un’occasione per riflettere su svariati temi legati all’impresa. “Bisogna prendere forza e sicurezza per il futuro – ha esordito il presidente provinciale Vendemiano Sartor – e assumere un impegno forte nel valorizzare la piccola e media impresa. Tante cose sono cambiate e Confartigianato c’è ancora perché è forte l’etica sul territorio e l’associazione ha saputo trasformarsi per creare valore all’interno dell’impresa”.
Secondo uno studio presentato da Federico Callegari, dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Treviso-Belluno, la sola Conegliano conterebbe circa 17.900 imprese locali, mentre Treviso sarebbe la settima provincia d’Italia per l’export. “C’è un po’ d’incertezza a livello di politica commerciale – ha ammesso Callegari – ma si registra un recupero occupazionale e nel recupero ci sono le storie di vari territori. I settori in maggiore difficoltà sono quelli legati alle costruzioni e all’arredo”.
“Le difficoltà registrate – ha aggiunto Callegari – riguardano quelle di conciliare i bisogni del territorio e anche la piccola impresa ragiona in termini di strategie, in quanto l’impresa specializzata entra nella partita di filiere più ampie”.
Ma anche questioni come digitalizzazione, internazionalizzazione e innovazione sono stati trattati nel corso dell’appuntamento ed è stato lo stesso Severino Dal Bo, presidente di Confartigianato Imprese Conegliano ad affrontarle: “Questi sono i tre punti principali per l’impresa e perciò è necessario favorire laboratori e fablab per creare una rete tra imprese e territorio. Il ruolo dell’associazione è quello di leggere il territorio e le sue difficoltà. Anche il progetto di alternanza scuola-lavoro è una partita importante”.
Per concludere, il presidente nazionale di Confartigianato Giorgio Merletti, dopo aver manifestato e dichiarato qualche perplessità sull’organizzazione del lavoro in Italia, ha sottolineato quanto siano importanti “lo studio e la formazione, perché bisogna essere aggiornati. Il lavoro è cultura e la rivoluzione più importante sta nel recuperare il senso di responsabilità”.
(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
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