Coppia di anziani invalidi sotto sfratto, un gruppo di manifestanti ferma l’operazione

Il presidio di fronte al condominio dove abita la coppia sotto sfratto

Stavano per procedere con l’operazione di sfratto dei due anziani inquilini quando di fronte al presidio di oltre trenta persone intenzionate a fermarli non hanno potuto fare altro che desistere. È quanto accaduto ieri mattina a Treviso, nel quartiere di Santa Bona, all’ingresso di un condominio nelle vicinanze della scuola elementare. 

Erano le 8 quando l’ufficiale giudiziario, gli agenti di Polizia, l’avvocato della società che rivendica la proprietà dell’immobile abitato da una coppia di anziani, entrambi invalidi, e il fabbro per il cambio di serratura, si sono trovati davanti al gruppo di manifestanti riuniti dall’associazione “Caminantes. La casa è un diritto”, realtà trevigiana che dal 2014 si occupa di casi di marginalità e diritto abitativo, e dal centro sociale Django Treviso. Hanno partecipato al presidio anche altre persone che vivono in una condizione di fragilità abitativa. 

“Ieri mattina c’è stata la terza uscita esecutiva, quella che avrebbe portato allo sfratto della coppia – spiega Rebecca Lustro, referente di Caminantes – Si tratta di due persone anziane, lei con un livello di invalidità del 100% e lui del 63% con difficoltà di deambulazione. A rivendicare la proprietà del loro appartamento è un fondo di social housing in gestione ad una società privata. Inizialmente la coppia aveva avuto accesso all’immobile ad un prezzo calmierato che poi è lievitato arrivando ad una cifra non più sostenibile per due persone il cui unico reddito è la pensione di invalidità”. 

“Da mesi siamo in contatto con la coppia sotto sfratto che abbiamo supportato anche nel dialogo con i servizi sociali del Comune per arrivare ad una soluzione. Ad oggi però non abbiamo ancora avuto delle risposte e dunque se non avessimo organizzato il presidio queste due persone con invalidità conclamata si sarebbero trovate di punto in bianco senza un tetto e senza un posto dove andare”. 

“Il nostro intervento fortunatamente ha sortito l’effetto sperato – prosegue Lusto – l’ufficiale giudiziario ha firmato una proroga di altri quattro mesi prima di procedere, un’ultima finestra di tempo utile per arrivare ad una soluzione. Ora quello che chiediamo sono risposte da parte dell’amministrazione comunale, anche ieri mattina abbiamo chiamato l’assistente sociale che si occupa della coppia per fare la domanda di emergenza abitativa ma il tutto si è risolto in un nulla di fatto”. 

“Fra quattro mesi se non si arriverà ad una soluzione ripeteremo il presidio e continueremo a fare pressione affinché Ater e il Comune sblocchino le procedure di assegnazione degli immobili a condizioni adeguate a chi vive situazioni di grave marginalità come la coppia in questione e che non riesce a fare fronte all’aumento del costo della vita aggravatosi dopo la pandemia”. 

L’assessore Tessarolo: “Nessuna emergenza, il nucleo ha capacità economica”

“È importante in questo, come in altri casi in cui si parla e si parlerà di sfratti fare il punto su un fatto: il diritto alla casa non è un diritto esigibile nel nostro ordinamento – ha commentato in merito al caso di sfratto di Santa Bona l’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Treviso Gloria Tessarolo -. In secondo luogo, presentare una domanda di emergenza abitativa non attiva il diritto a pretendere una casa in emergenza abitativa, ovvero la domanda la può presentare chiunque ritenga di averne diritto. È l’ente, per il tramite di un’apposita commissione, a valutare il carattere di emergenza. Infatti, nel caso specifico, il nucleo che ha anche presentato domanda al bando ERP, al momento non pare in posizione utile, questo a significare che effettivamente non è in situazione di emergenza”. 

“Il nucleo è al secondo sfratto, si è rivolto al servizio sociale ottenendo le risposte e le indicazioni che potevano consentirci di lavorare insieme sul loro bisogno. Il nucleo ha capacità economica. Ieri mattina, contattata dall’avvocato della parte esecutante, l’assistente sociale ha ribadito che è esaurita la percentuale di emergenze abitative concessa al comune. La proroga consentirà al nucleo di trovare altre soluzioni. Avere del tempo in più consente alle persone e alla rete di poter individuare soluzioni alternative”.

(Fonte foto: “Caminantes. La casa è un diritto”)
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