Molto spesso quando si parla di periferie, l’immaginario collettivo banalizza indicando zone degradate e abbandonate a sé stesse. Ma sempre più spesso con questo termine vengono indicati anche paesi e città che non riescono a soddisfare i sempre maggiori bisogni della popolazione che ci vive, soprattutto quelli dei giovani.
Di periferie competitive si è parlato questa mattina, sabato, all’auditorium del Seminario Vescovile di Vittorio Veneto, all’evento organizzato dal noto avvocato Bruno Barel a cui hanno partecipato industriali, docenti e professionisti.
Durante la mattinata si è parlato di scenari e di sfide ma anche di interpretazioni e percorsi da seguire per far sì che le aree diverse dai poli metropolitani diventino comunque attrattive soprattutto agli occhi dei giovani.
Bruno Barel: “La geografia dei territori sta cambiando”
“L’economia della conoscenza sta cambiando la geografia dei territori – spiega Barel – e quindi la riflessione è che la periferia non è più quella di una città, ma quella delle città minori rispetto a quelle che diventano maggiormente attrattive”.
“Dal liceo Flaminio di Vittorio Veneto – continua – escono le menti più brillanti dell’Università di Padova. Questo significa che nei territori nascono delle eccellenze, soprattutto dove il binomio vincente tra cultura e la ricchezza delle imprese e dei servizi svolgono il compito di incubatore del futuro”.
Carlos Veloso Dos Santos: “La sfida è catturare il capitale umano”
Per l’amministratore delegato e direttore generale di Amorim Cork stiamo assistendo a un cambiamento epocale riguardante il talento e il capitale umano. “La sfida di questo territorio è catturarlo – spiega – facendo sì non solo che i migliori giovani passino per Vittorio Veneto per la formazione ma che questi poi vi rimangano. Per questo motivo le aziende devono essere più dinamiche, più felici e maggiormente attrattive per catturare i giovani e fare in modo che questi talenti sviluppino anche il territorio”.
Roberto Masiero: “Meno merci e più servizi”
“Siamo passati da un sistema che produceva esclusivamente merci a uno che produce anche servizi – spiega Roberto Masiero, già professore alla Iuav e oggi presidente del comitato scientifico della fondazione culturale Francesco Fabbri – quello che manca nelle periferie sono proprio i servizi che rendono attrattive le città: stiamo parlando di mobilità, sanità e cultura”.
Federico della Puppa: “La ricchezza dei territori va ricercata nelle sue debolezze”
Potrebbero sembrare paradossali le parole di Federico Della Puppa, responsabile area analisi e strategie però “se guardiamo i numeri e i dati – commenta – i territori che oggi vengono chiamati periferici, come potrebbe essere il territorio di Vittorio Veneto e di alcune zone della pedemontana veneta, mostrano che siamo di fronte a una crisi demografica importante. Ma dentro a questi elementi di debolezza ci sono anche dei fattori di forza su cui dobbiamo spingere”.
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