Un dialogo tra arte e impresa è sempre possibile: è questo il messaggio trasmesso dalla mostra “L’arte in fabbrica”, inaugurata questa mattina nell’azienda coneglianese Keyline.
Tra gli spazi della fabbrica è stata ricavata un’area dove 41 artisti di provenienza e formazione diversa si sono messi alla prova, realizzando dipinti in grado di rappresentare in diverse modalità l’immagine della chiave, l’oggetto che ogni giorno esce dalle catene di montaggio dell’azienda stessa.
Vari linguaggi artistici hanno immortalato un oggetto della nostra quotidianità, ora simbolo e spia di quella che può essere l’interpretazione del contemporaneo e della propria interiorità.
Al taglio del nastro, oltre all’amministratore unico di Keyline, Mariacristina Gribaudi (nella foto in basso al centro), era presente il sindaco di Conegliano, Fabio Chies, accompagnato dal vicesindaco Gaia Maschio. Presenti anche l’assessore del Comune di Vittorio Veneto, Antonella Uliana, il presidente dell’associazione Perinciso, Paola Vacalebre, il critico d’arte Lorena Gava, il direttore del Museo del vetro di Murano Chiara Squarcina e il presidente di Unindustria Treviso Maria Cristina Piovesana.
“Sicuramente non è stata una mostra facile – ha esordito Mariacristina Gribaudi – perché il mondo dell’arte e della fabbrica sono diversi tra loro. Tuttavia, non ci può essere la cultura senza la fabbrica e viceversa, ma bisogna guardarsi attorno. Questo vuole essere un invito agli altri imprenditori ad aprire le proprie fabbriche”.
Dello stesso avviso si è dimostrata Maria Cristina Piovesana, che ha puntualizzato quanto “l’azienda sia una risorsa in termini di innovazione e di cultura”.
Il termine “contaminazione”, pertanto, pare essere stato il fulcro di un’esposizione “dalle svariate scie interpretative, dove la chiave può essere immaginata quale simbolo di apertura verso il mondo. Si tratta di un oggetto che diventa ora soggetto”, come ha sottolineato Lorena Gava.
(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
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