Era gremita di gente la sala conferenze della biblioteca civica di Vittorio Veneto, per l’incontro (nelle foto) che si è tenuto ieri sera, giovedì 17 maggio, “Non ho paura del lupo. Aspetti della convivenza uomo-lupo”, promosso da Legambiente del Vittoriese e l’associazione naturalistica “Giovanni Lorenzoni”.
I relatori erano il biologo Renato Semenzato, l’appuntato scelto Lucio Mercadante e l’appuntato Luigi Costa del reparto biodiversità dei Carabinieri di Vittorio Veneto. Ci sono stati infatti degli avvistamenti di lupi in questi ultimi anni anche in Veneto, dopo che il predatore era mancato da queste zone da circa 150 anni.
Sul monte Grappa ci sono quattro o cinque esemplari, mentre sono state trovate tracce della presenza del lupo ad Asiago e anche alle porte di Susegana. Il Cansiglio, come spiega il carabiniere Luigi Costa, è un territorio ideale per il lupo, perché ci sono parecchi cervi, è un luogo poco urbanizzato, con nevicate modeste, ci sono tutto l’anno delle possibili prede, la presenza di recinti lo aiuta nelle strategie di caccia e abbondano ungulati selvatici.
Finora sono state avvistate delle impronte in località Valmenera che potrebbero appartenere a un esemplare di lupo, ma le analisi lo confermeranno solo fra pochi giorni. “Ci aspettiamo l’arrivo dai tre ai cinque esemplari di lupo nei prossimi anni, ma non di più”, chiarisce il carabiniere Lucio Mercadante.
La cosa che preoccupa maggiormente è la convivenza con l’uomo: “Si tenta di parlare di convivenza da cinque anni, da quando ci sono stati i primi avvistamenti in Lessinia – spiega il biologo Semenzato – Il problema è legato alle attività di allevamento, di cui sono grandi competitori. È necessaria la prevenzione: noi in Veneto lavoriamo al fianco degli allevatori di pascoli dal 2016. A Crespadoro abbiamo fatto dei recinti elettrificati che hanno funzionato come deterrente e non hanno più avuto problemi di bestiame ucciso e mangiato dal lupo”.
Il ritorno di questo animale è dovuto al fatto che c’è stato un progressivo abbandono delle attività legate al pascolo nelle zone prealpine, per poter invece lavorare nelle pianure. Inoltre, i lupi possono camminare dai cinque agli ottanta chilometri al giorno, il che significa che sono animali che si spostano moltissimo e negli ultimi anni hanno così trovato anche nel Veneto un territorio ideale.
Prima di qualche anno fa, infatti, i branchi di lupo, che erano stati decimati tra le due guerre mondiali, si trovavano prevalentemente a sud, nel Centro Italia e al limite nel nord-ovest, ma erano presenti anche alla porte di Trieste, in Slovenia. Non solo il lupo è tornato ad abitare le nostre zone, ma anche altra fauna selvatica come cinghiali, caprioli e camosci.
Il lupo europeo però, se maschio, pesa al massimo trenta chili, le femmine meno, e non è paragonabile ai grandi lupi della rappresentazione popolare che si trovano invece, ad esempio, in Siberia. Quello che però si è tenuto a sottolineare nel corso della serata, è che da oltre duecento anni non sono stati certificati scontri con l’uomo in Europa: il problema rimane l’allevamento.
“Se vogliamo che il lupo ritorni, non possiamo farlo pesare sulle spalle degli allevatori”, ha tenuto a evidenziare Semenzato, promotore del recinto elettrificato, da adattare a seconda del territorio e delle esigenze, per la prevenzione delle uccisioni nei pascoli.
(Fonte: Francesca Rusalen © Qdpnews.it).
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