Dopo il concerto di sabato sera, immaginarsi Dante a Follina viene quasi spontaneo. Il racconto non può che partire dal mirabile chiostro romanico, splendidamente conservato, che si trova lì da 750 anni a ricordarci che “Claustrum praesefert paradisum”, il chiostro prefigura il Paradiso.
Come spiegato dalla guida Cristina Chiesura, a datarlo è una lapide a caratteri gotici sul lato nord del quadriportico che recita così: “Nell’anno del Signore 1268 quest’opera fu edificata sotto il signor Tarino abate, dai monaci Arnaldo e Andrea e dai capimastri Zardino e Armano”.
Prima del concerto è stato lo stesso compositore Mirco De Stefani a raccontare il forte legame tra il Paradiso di Dante e l’abbazia cistercense. Correva l’anno 1305 quando Dante, ospite di Gherado da Camino a Treviso, alla vigilia della festività di San Giovanni Battista, visitò Follina e la sua abbazia.
Pensare che proprio tra le secolari pietre dall’abbazia cistercense Dante possa aver trovato l’ispirazione per la chiusura della sua “Divina Commedia” non è azzardato. La scena finale del XXXIII canto del Paradiso, l’ultimo, ha come protagonisti oltre a Dante, la Vergine Maria e San Bernardo, esattamente come nell’abbazia follinese.
Dante potrebbe aver trovato tra le volte dell’abbazia l’ispirazione per il finale del suo immortale capolavoro, sicuramente Mirco De Stefani nello stesso luogo l’ha trovata per musicarlo magistralmente. Prima dell’esecuzione, il sindaco di Follina Mario Collet ha invitato tutti a lasciarsi guidare nella vita come fece Dante nella Divina Commedia, scegliendo compagni di viaggio idonei.
Collet entusiasta ha anche annunciato altri 580mila euro in arrivo dal ministero dei Beni ambientali per il restauro conservativo del complesso abbaziale. Il priore padre Francesco Rigobello, nel fare gli onori di casa ha elogiato chi ha costruito, chi ha restaurato e chi ha mantenuto nei secoli l’abbazia nel suo splendore.
Il XXXIII canto del Paradiso è stato prima letto dall’attore Massimo Rinaldi e poi eseguito magistralmente da solisti dell’Odhecaton Ensemble diretti da Paolo Da Col. Le voci dei dodici solisti si sono fuse mirabilmente donando un’armonia unica e regalando un’ora di Paradiso al pubblico seduto sui banchi dell’abbazia.
Capaci di un “mi alto in falsetto” e di un “re basso grave”, hanno rapito e conquistato tutti. In chiusura, il vescovo di Vittorio Veneto Corrado Pizziolo ha elogiato l’organizzazione per l’attenzione e la cura con cui è stata scandita la serata e i Servi di Maria per come viene tenuta e custodita l’abbazia. Il vescovo rivolto al compositore, al direttore e ai solisti si è detto felice di aver beneficiato di “un momento di riposo fisico e spirituale”.
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(Fonte: Giancarlo De Luca © Qdpnews.it).
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