Alla convalida del suo arresto, Angelika Hutter, la donna originaria di Dusseldorf che cinque giorni fa, alla guida dell’Audi A3 di proprietà del padre, avrebbe investito la famiglia Antoniello, causando la morte del piccolo Mattia, del padre Marco e della nonna Maria Grazia, non era presente.
La direzione medica del carcere di Venezia dove si trovava l’ha ritenuta non idonea a partecipare. Attualmente si trova piantonata in terapia farmacologica e, nonostante in principio abbia riferito formalmente di non ricordare nulla dell’accaduto, ne starebbe prendendo coscienza in questi giorni.
“Questo non significa che ci siano le premesse per tracciare un’incapacità psichiatrica, potrebbe trattarsi soltanto di shock post traumatico – ha puntualizzato oggi in conferenza stampa il procuratore capo di Belluno Paolo Luca, a fianco al colonnello Christian Costantini, comandante del Comando provinciale dei Carabinieri -. Anche se di alcuni disagi abbiamo degli indizi, dobbiamo aprire qualsiasi ipotesi indagando sulle modalità con cui questa donna viveva”.
La conferenza stampa, svolta al Comando provinciale dell’Arma, ha chiarito che il caso si trova in uno stato di indagini preliminari, e che i nodi da sciogliere prima di definire un’ipotesi ufficiale sono ancora molti. La pressione mediatica sul caso avrebbe suscitato la diffusione di alcune teorie definite “astratte” dal Procuratore, prive di fondamento, e mai convalidate dalle indagini.
Dagli accertamenti attuali risulta che Angelika vivesse in solitudine, mangiasse e trascorresse la sua vita nella stessa auto con cui ha investito gli Antoniello, spostandosi da nomade fra il Trentino e le montagne del Veneto. “Le ricostruzioni fino a questo momento non hanno concesso di trovare segnalazioni da parte di strutture alberghiere che l’abbiano ospitata. Nell’auto c’erano cibo e pochi vestiti”.
Una testimone, non lontano dal luogo dell’incidente ma in un’altra situazione, avrebbe riferito di un comportamento inconsueto della Hutter: da sola a una fontana avrebbe avuto una reazione scomposta dopo aver riempito d’acqua una serie di bottigliette, con tutti gli sportelli aperti dell’auto, compreso il bagagliaio.
“Viene riferito da una testimone che improvvisamente avrebbe chiuso portiere e portellone, per poi lanciare in aria tutte le bottiglie d’acqua e poi rimettersi in strada con una manovra repentina tale da rischiare di entrare in collisione con la testimone, che in quel momento usciva da un passo carraio”.
Il perno delle indagini, attualmente, starebbe nel comprendere quale sia stato il vissuto di questa donna fino al momento in cui è avvenuto il fatto. Ieri i Carabinieri di Belluno si sono messi in contatto con le autorità tedesche avviando un ordine europeo d’indagine, ma l’appello della Procura va anche alla famiglia, di cui ancora non si conosce l’identità né la posizione. Un avvicinamento spontaneo di un parente della Hutter, con documentazioni utili al caso, potrebbe infatti consentire di abbreviare i tempi necessari per una richiesta formale.
Tornando sulla scena dell’incidente, l’esame della cronologia delle chiamate non indicherebbe nessun contatto telefonico né prima né dopo l’impatto. Di conseguenza l’ipotesi di una distrazione con il cellulare andrebbe, per ora, esclusa.
Non sono state condotte le autopsie sulle vittime, ma soltanto un esame esterno sui due adulti che indicherebbero, ovviamente, una velocità molto elevata. In caso fosse doppia rispetto al consentito, la pena passerebbe da 2 a 7 anni a da 5 a 10 anni, triplicabile per il numero delle vittime. Nella situazione attuale, la pena massima sarebbe di 18 anni.
Sarebbero due invece gli indizi video, uno dei quali – quello che ritrae l’auto poco prima dell’impatto – è stato recentemente reso pubblico. Un secondo video mostrerebbe la Hutter in una brusca manovra, ripresa da un residente. “Questi documenti possono aiutare a determinare la velocità reale, che è stata stimata attorno ai 90 chilometri orari. In ogni centro urbano il limite è di 50, quindi il profilo di responsabilità tracciato in questo momento è quello di una velocità consentita oltre il limite o comunque di un comportamento alla guida non adeguato al contesto”.
“Per quanto riguarda l’astratta ipotesi del gesto volontario, per arrivare a esporre un’affermazione di questo tipo bisogna avere delle certezze oggettive, perché supportata da pochi elementi oggettivi.
La denuncia che aveva subito a Bolzano va valutata in questi termini: è, senza dubbio, una persona incapace di autocontrollo o controllo dell’ira. Il disagio è presumibile, altrimenti attualmente non si troverebbe ricoverata” ha spiegato alla stampa il Procuratore capo.
Per risolvere queste zone d’ombra, la cosa più utile sarebbe avere la testimonianza diretta di Angelika. Nei cinque giorni successivi all’internamento, la legge prevede che il Gip possa intervistarla e la speranza degli inquirenti è che in quell’occasione possa riferire qualcosa di utile per accrescere un quadro ancora con molti aspetti non chiari. Nel frattempo, le perizie tecniche approfondiranno tutte le dinamiche dell’incidente e vengono attesi gli esiti di questo ricovero, indagando ancora sull’identità della donna.
I funerali congiunti del piccolo Mattia Antoniello, del papà Marco e della nonna Maria Grazia Zuin saranno celebrati venerdì, alle ore 10.30, nella chiesa di Sant’Andrea a Favaro Veneto nel Veneziano.
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