“Trasformazione e rivitalizzazione dei borghi della Val Lapisina e delle colline”, grande partecipazione al convegno degli “Amici di Vittorio Veneto”

Ieri sabato, nell’Aula Magna del Seminario Vescovile a Ceneda di Vittorio Veneto, si è tenuto l’incontro dal titolo “Trasformazione e rivitalizzazione dei borghi minori della Val Lapisina e delle colline del vittoriese”.

Un convegno organizzato dall’Associazione Amici di Vittorio Veneto che aveva lo scopo di divulgare la storia, la cultura e il paesaggio dei borghi aprendo le porte ai giovani: devono essere loro a dare una nuova vita a questi scrigni storici costituiti da comunità unite e armoniose.

A diffondere la consapevolezza del quasi abbandonato patrimonio vittoriese sono stati: il presidente di Amici di Vittorio Veneto Maria Grazia Gottardi, il sindaco Antonio Miatto, l’assessore alla cultura Antonella Uliana, il vicepresidente nazionale Unpli Fernando Tomasello, il giurista internazionale Bruno Barel, il geologo Antonio Della Libera,  lo scrittore storico del Circolo Vittoriese Ricerche Storiche Giovanni Tomasi, il docente storico Nello Della Giustina, l’architetto del Circolo Storico Vittoriese Franco Pososcco, lo scrittore e giornalista Giovanni Carraro e il poeta dei borghi Massimo Neri. Un saluto è stato fatto anche dal vescovo Corrado Pizziolo e dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia tramite una lettera.

Dopo l’introduzione del presidente Gottardi, del vicepresidente Unpli Tomasello e della lettura del messaggio inviato dal presidente della regione Veneto Luca Zaia, è intervenuto l’avvocato Barel: “E’ importante conservare l’identità, la nostra storia comunitaria e individuale. ‘Rigenerazione urbana’ è concentrarsi sul costruito, proteggere il territorio aperto e ridare nuova vita ad un patrimonio esistente: è un’operazione culturale.

Non si è mai parlato di borghi fino al Pnrr il quale ha destinato circa un miliardo di euro per recuperarli e rigenerarli perché si è capito che potevamo perdere un pezzo di memoria storica – continua -. L’Italia è piena di piccoli borghi che rischiavano di essere tagliati fuori dalla ‘salvaguardia’ dei grandi monumenti e centri storici. Gli strumenti giuridici attuali sono carenti rispetto all’obiettivo di rigenerazione dell’insieme comunitario ma per proteggere prima bisogna conoscere e questo incontro è un ottimo inizio”.

“I borghi a Vittorio Veneto sono circa una cinquantina presenti in quota, i cosiddetti ‘Borghi di montagna’ – ha spiegato poi il sindaco Miatto -. Entità che hanno svolto economicamente e socialmente la loro funzione fino alla fine della Seconda guerra mondiale. Il cambio delle condizioni economiche hanno fatto sì che questi si spopolassero. 

Oggi abbiamo questa ricchezza abbandonata quasi a se stessa. È compito nostro ora pensare a qualche elemento che possa far convergere l’interesse privato a recuperarli come seconde case o con finalità turistiche. Non sarà facile ma questa componente è importante quindi dobbiamo inventarci qualcosa”.

Il professore Della Libera ha parlato della formazione del paesaggio, da una città sott’acqua ad oggi e dei segni dell’uomo servendosi di alcune immagini significative: “L’ultima invasione fatta dall’uomo nel paesaggio vittoriese – ha detto Della Libera – è stata l’autostrada. Ritornare sul borgo è fare un passo sul piano culturale, rendersi conto che noi dobbiamo ristabilire un patto di solidarietà e amore verso la natura”.

Ad intervenire successivamente è stato lo scrittore Tomasi che ha parlato diffusamente dei borghi presenti in tutto il territorio di Vittorio Veneto, circa una settantina. Perché così tanti? “Bisogna tener presente la superficie vasta del Comune, l’altimetria e la lunga storia di questo territorio. La toponomastica di Vittorio Veneto è molto vecchia. Nel caso di Longhere ci sono 4 toponimi che testimoniano la presenza dell’uomo nell’epoca dei Romani. La frequentazione di questi luoghi è stata millenaria”. Nello Della Giustina ha poi aggiunto la storia delle chiese, oratori e identità dei borghi. La storia dei borghi vista non solo come fenomeno storico di insediamento ma anche come processo identitario di comunità locale.

L’architetto Posocco ha poi illustrato l’evoluzione urbanistica dei borghi collinari vittoriesi. “Credo che l’identità dei borghi sia legata a quella del paesaggio. Un sentimento interno di riscoperta di queste vecchie realtà, in parte disabitate, che devono essere rioccupate dalle persone che ritornano a stare in mezzo alla natura e che amano vivere nel paesaggio che qui raggiunge vertici altissimi”.

Lo scrittore e giornalista Carraro ha successivamente parlato della rete storica dei sentieri del versante lapisino del Col Visentin e del Cammino delle Colline del Prosecco come opportunità turistica per i borghi. “La rivitalizzazione dei borghi deve intrecciarsi con la rete sentieristica. Il Cammino ha una variante nord molto semplice che passa a fianco ai laghi di Lago e Santa Maria. Proseguendo per la ‘Via dell’acqua’, si entra in quel magico mondo dei Con alti e bassi. Un camminatore internazionale potrà quindi scoprire quegli angoli nascosti e straordinari che sono i borghi, attraverso la sentieristica e il Cammino del Prosecco”.

“Questi piccoli centri sono delle fucine custodi di storia, arte e tradizioni – ha affermato chiudendo gli interventi l’assessore Uliana -. Questa è un’occasione unica per poter trasformare quello che è un patrimonio scoordinato in uno diffuso. È ancora il caso di far in modo che l’architettura stringa, porti fino in fondo il patto con il paesaggio. Soltanto seguendo questa strada, si potranno raccordare tutti gli altri elementi per arrivare alla soluzione di questo importantissimo tema”. Ha concluso l’incontro, il poeta Massimo Neri leggendo una sua poesia: “A Fais sotto la neve”.

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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