È passata a lungo inosservata la storia di Nadia, di Onigo, e Bianca, di Castelfranco Veneto, due amiche che sono riuscite a percorrere assieme, senza un particolare allenamento o una preparazione sportiva specifica, l’intera lunghezza del classico Cammino di Santiago, ovvero 850 chilometri, in soli 21 giorni, quando la norma per un amatore è di poco meno di trenta giorni.
Dietro al racconto di questo cammino c’è un altro tema, che molti altri marciatori su questa via leggendaria condividono: questo viaggio può essere interpretato in varie forme e motivato da varie cause, ma porta inevitabilmente a fare una ricerca in se stessi, passo dopo passo, tappa dopo tappa. Nadia racconta di essere partita da casa, dalla sua Onigo di Pederobba, con uno zaino di 12 chili e nient’altro.
La prima tappa del viaggio fu Saint Jean, da dove partirono a piedi in una tersa giornata di luglio. Fino a Pamplona, dove gli alberghi erano pieni per la tipica corrida, un po’ per caso, un po’ per scelta, la marcia prese rapidamente un ritmo più veloce del normale: Bianca e Nadia iniziarono a non rispettare lo schema classico del Cammino, accumulando anticipi a ogni tappa e interrompendo il viaggio solo con brevi pause, per dissetarsi e sfamarsi.
In breve, le due amiche arrivarono a percorrere in media quaranta chilometri al giorno (con punte di cinquanta), un tempo così insolito che al loro arrivo, prima di ricevere la Compostela, dovettero affrontare dei controlli ostinati, perché chi convalidava loro i timbri era generalmente scettico nell’apprendere di quella performance da record.
Oltre ai paesaggi mozzafiato e ai momenti di riunione serale, quello che Nadia ricorda è la grande varietà di persone che incontrò durante quest’esperienza: dai pellegrini solitari, dietro ai quali c’era sempre qualche storia di sacrifici, pentimenti o redenzioni, ai gruppi allegri e spensierati, che più che il cammino in sé apprezzavano la convivialità del ritrovarsi più spontaneo e autentico. “Abbiamo persino trovato tra le foreste di Eucalipto un olandese che era partito dall’Olanda per poi completarlo tutto” raccontano.
“Nel cammino ritrovi te stesso perché sei tu e tu – racconta Nadia, – In quel percorso non hai condizionamenti. L’unica cosa che hai da fare è camminare, così ti riscopri. All’inizio non pensavo che la nostra impresa sarebbe stata in qualche modo notevole. Abbiamo anche avuto degli alti e bassi durante il cammino, cose piuttosto normali in situazioni come queste. Io a dire la verità avevo semplicemente fretta di tornare a casa, dove mi aspettavano”.
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