È degna di nota la folta presenza di cittadini trevigiani che ieri sera, martedì, hanno voluto assistere al primo consiglio comunale del secondo mandato di Mario Conte, salutata dai neoeletti consiglieri come “un segno di fiducia e partecipazione popolare”.
Nessun assente fra i 33 componenti del nuovo consiglio al primo appuntamento istituzionale a palazzo dei Trecento cadenzato da momenti solenni, in primis il giuramento del sindaco, velate frecciatine lanciate fra i banchi di destra e sinistra, e formalità di rito. Per alcuni l’emozione è stata paragonabile a quella del “primo giorno di scuola”, per i più avvezzi alla politica, il consiglio di ieri non è che la prosecuzione di un percorso che dura da anni.
Alla lettura della convalida delle cariche è seguita la comunicazione dei capigruppo delle varie liste presenti in consiglio: Giuseppe Basso (Mario Conte sindaco), Christian Schiavon (Lega), Stefano Pelloni (Pd), Giorgio De Nardi (De Nardi Sindaco), Guido Bertolazzi (FdI), Nicolò Rocco (Azione – Italia Viva – Futura), Franco Rosi (Treviso Civica) e Davide Acampora (Forza Italia).
Al netto di due schede bianche, maggioranza e opposizione si sono compattate sull’elezione di Antonio Dotto quale nuovo presidente del consiglio. Dotto è stato il secondo candidato più votato della lista Conte Sindaco dopo Alessandro Manera. “Non nascondo l’emozione nel succedere a illustri presidenti quali Renato Salvadori, Franco Rosi e Giancarlo Iannicelli, che fatico ancora a chiamare consigliere: quasi quasi ti chiamo Generale” ha commentato Dotto bonariamente facendo riferimento al passato nell’aeronautica di Iannicelli.
È tutta al femminile invece la vicepresidenza del consiglio con l’elezione di Claudia Tronchin (Lega) e Antonella Tocchetto (Pd). In generale, come ribadito anche dai consiglieri intervenuti ieri sera, “non si è mai visto a Treviso un consiglio a così alta presenza femminile”: circa un terzo degli scranni di palazzo dei Trecento è infatti occupato da donne.
È stata proprio una giovane consigliera la prima ad intervenire dalle file dell’opposizione dove a turno quasi tutti i consiglieri di minoranza hanno sfruttato i 5 minuti dettati dal timer per rimarcare quali saranno i principali temi di confronto.
Per Caterina Dozzo eletta con la lista Giorgio de Nardi Sindaco, è un “grande orgoglio essere qui a rappresentare i cittadini, soprattutto quelli che non vedono un futuro in questa città”. Puntando sulla mancanza di luoghi di aggregazione e di sport, Dozzo ha mostrato fin da subito un atteggiamento agguerrito, più in linea con i toni della campagna elettorale che con quelli auspicati poco dopo da Mario Conte nel suo giuramento in cui ha chiesto di “tenere la politica lontana dal palazzo, se fare politica passa per il denigrare la propria città”.
Abbraccia in toto l’opposizione propositiva Nicolò Rocco del Terzo Polo, unico entrato in consiglio della propria coalizione che nel presentarsi quale capogruppo della propria parte politica ha fatto sfoggio di un certo humor inglese che va a braccetto con una solida attitudine al fair play: “Dopo una lunga consultazione interna mi autodichiaro capogruppo” ha detto fra risate e applausi. Rocco ha poi citato l’esempio politico di don Primo Mazzolari, prete partigiano, invitando i colleghi a farsi carico dell'”adesso, quale atto di coraggio e visione nei confronti di chi verrà domani”. L’ex avversario di Conte in campagna elettorale ha poi lanciato una proposta: “Fare dello stadio Tenni la nuova sede di scienze motorie a Treviso”, tenendo conto dell’avvio, dal prossimo anno, del nuovo corso per preparatori atletici dell’Università di Padova nel campus di Treviso. Quella di Rocco in riferimento a Don Primo Mazzolari, ha inaugurato una serie di citazioni da Ciro Perusini a “Bepi” Mazzotti, passando per Luigi Bailo fino a Moravia e don Milani che hanno condito gli interventi degli altri consiglieri di minoranza.
Marco Zabai (Pd) ha richiamato ad una riflessione seria “sulla più alta astensione al voto della storia di Treviso, che ha colpito la nostra parte politica in particolare modo”. Spazio poi ai temi “bandiera” dell’opposizione quali i “prezzi insostenibili degli affitti, il consumo di suolo, la necessità di asili nido gratuiti” e infine alla richiesta al sindaco Conte di eleggere quanto prima un assessore ad hoc per la Cultura. Quest’ultima e il Turismo, come annunciato da Conte nei giorni scorsi, compaiono fra le deleghe di competenza del primo cittadino.
“Dati del tribunale alla mano – incalza Antonella Tocchetto – gli sfratti sono aumentati del 20% nel nostro Comune: serve un occhio primario al sociale”. Per Carlotta Bazza (Pd) non è meno importante la cura dei quartieri: “Non abbiamo visto negli anni scorsi una presenza sufficiente in quelli che sono i mattoni della nostra città”. Il tema della denatalità è il fulcro dell’intervento di Pizzolato (Pd) che cita dati allarmanti: “Stando a quanto emerso duranti gli Stati generali della natalità, nel 2022 sono scomparse quattro città delle dimensioni di Treviso in termini di abitanti”.
A tirare in ballo uno dei temi, almeno a livello nazionale, più divisivi fra maggioranza e opposizione pensa Stefano Pelloni che nel suo intervento fa riferimento alla battaglia per i diritti della comunità Lgbt. “Al Treviso Pride in programma il 17 giugno mi auguro di vede il sindaco e tanti cittadini – ha commentato – tornando poi sulla delega alla cultura -: “La cultura gioca un ruolo fondamentale in questa città, e dunque merita un assessorato ad hoc perché gli impegni che richiede sono molteplici, chiediamo a Conte di esprimere un nome quanto prima”.
Anche dalle file di Treviso Civica Maria Buoso e Franco Rosi chiedono al sindaco una figura che si occupi solo di Cultura e citano poi “L’urgenza di provvedimenti per contrastare la crisi climatica, lasciando da parte i protagonismi che ci fanno perdere tempo prezioso”, e ancora “la necessità di investire meno sul cemento e più sulla salute fisica, psicologica e mentale”. A chiudere la carrellata di interventi spetta a Rosi che rimarca sul tema dell’astensionismo e auspica “un cambio di rotta nel linguaggio e nei toni rispetto alla campagna elettorale, io stesso chiedo scusa se ho sbagliato”.
Ed ecco infine il momento clou del consiglio con il giuramento sulla Costituzione italiana del sindaco Conte che nel suo discorso “mette in riga” l’opposizione sulle critiche “pretestuose e strumentali” che hanno segnato il dibattito politico nei mesi precedenti le elezioni. “Non possiamo mai infangare il nome di una città e di una comunità che è straordinaria, laboriosa, solidale e che ha dimostrato negli anni di saper cadere, rialzarsi e ripartire. La politica deve stare fuori dai palazzi, se per politica si intende infangare il nome di una comunità al solo scopo di scalzare il sindaco. All’opposizione – prosegue Conte rincarando la dose – ricordo che al candidato perdente di sinistra mancano all’appello 6000 voti rispetto al candidato perdente del 2018; al contrario noi ne abbiamo ricevuti 2000 in più rispetto alle scorse elezioni”.
Dopo il giuramento il sindaco ha comunicato la nomina dei componenti della giunta con le rispettive deleghe. “Dite che Cultura e Turismo non sono centrali? Se le tiene il sindaco non so come potrebbero essere più centrali di così”, conclude Conte replicando alle richieste sull’assessorato.
Al termine del consiglio si è data comunicazione delle tre deleghe speciali assegnate ad altrettanti consiglieri: Davide Acampora (Forza Italia) sarà referente per Avviso pubblico, a Carlo Alberto Correale (FdI) va la delega alla partecipazione giovanile e l’università, mentre a Giancarlo Iannicelli (Lista Conte) viene assegnata quella relativa ai rapporti con le istituzioni e il supporto allo sviluppo dei mercati cittadini.
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