E’ stato uno “One man show” quello di martedì sera al Teatro Careni con l’architetto e designer Tobia Scarpa, classe 1935, ospite del secondo appuntamento di “Pieve Incontra”, quest’anno dedicato alle “icone” del nostro tempo.
Dopo il magistrato Nicola Gratteri, la conduttrice e ideatrice della rassegna Adriana Rasera ha portato in città la geniale quanto imprevedibile icona del design internazionale, le cui opere sono esposte nei più prestigiosi musei del mondo, dal Louvre di Parigi al MoMa di New York.
Figlio del celebre architetto Carlo Scarpa, il rapporto con l’eredità paterna è stato uno dei temi della serata che ha proposto una cavalcata dei pezzi di design e degli edifici più significativi realizzati da Tobia Scarpa dalla fine degli anni Cinquanta ad oggi.
“Ciò che ho imparato da mio padre l’ho estirpato – racconta – senza interesse, bensì mosso dall’amore”.
Dai primi vasi in vetro di Murano (per donarli al padre), alle iconiche sedie “Pigreco” e “Soriana”, passando poi per lampade e poltrone, i pezzi di Scarpa hanno segnato, se non anticipato, quelle linee di design che noi oggi definiamo “moderne”.
Spazio poi al suo contributo all’architettura, che nella Marca ha toccato il suo apice nella realizzazione dello stabilimento Benetton di Castrette di Villorba, formato da strutture modulari dotate di spazi multifunzionali e tenute assieme da una serie di alti “pennoni”.
Non ultimo, è di Scarpa anche il restauro della ex chiesa di San Teonisto a Treviso con le tribune a scomparsa che terminato il loro uso vengono rivoltate e inglobate nel pavimento, solo per citare alcune delle sue innumerevoli opere che hanno fatto, e fanno tuttora, scuola.
“Antidivo” per eccellenza, Scarpa sfugge (e ieri non è stato da meno) a ogni etichetta a suon di risposte acute, irriverenti e talvolta spiazzanti, che arrivano non appena si presenta l’ombra di una qualche sovrastruttura che possa minacciare la sua assoluta libertà creativa e di pensiero. “La cultura non deve diventare una cosa troppo seria, e per pochi: deve insegnare la libertà e non dare definizioni”.
Il tanto decantato “gusto italiano per il bello”? “È un bidone – ha commentato senza esitazione Scarpa -: è stato usato come un’arma da sparare addosso agli altri, senza sapere di preciso che cosa voglia dire”.
Il noto designer, architetto e restauratore non ha risparmiato infine una delle sue risposte schiette sul mondo dell’istruzione: “La scuola oggi non è all’altezza della situazione, e non ha le strutture per elevarsi”.
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