Senza peli sulla lingua, diretta e con “frecciatine” provocatorie al punto giusto: si potrebbe descrivere così l’intervento della criminologa, psicologa forense e scrittrice Roberta Bruzzone, volto noto della televisione italiana, ospite ieri sera nella Sala Giovanni XXIII a Cornuda.
L’incontro, dal titolo “Quale futuro? Riflessione sul ruolo genitoriale”, è stato promosso da Agrinido – Centro Infanzia “La Casa di Alice” di Cinel e Comacchio con il patrocinio dell’Assessorato alle Politiche Sociali e Famigliari di Cornuda e di Confartigianato Imprese Asolo Montebelluna.
Oltre allo staff de “La Casa di Alice”, erano presenti diversi insegnanti e anche l’assessore cornudese ai Servizi Sociali Katiuscia Salogni.
Nella sua analisi sulla situazione dell’educazione dei bambini italiani, la criminologa di Finale Ligure non ha voluto indorare la pillola, offrendo una panoramica non molto rassicurante.
“In Italia c’è il più alto tasso di obesità infantile d’Europa – ha sottolineato – e il diabete nei bambini è in ascesa. Quello che non si fa con i bambini piccoli, dal punto di vista dell’educazione e delle regole, avrà ripercussioni a medio e lungo termine, creando i presupposti per un adulto disfunzionale. I primi tre anni di vita del bambino sono determinanti,perché in quella fase impara tantissimo e crea dei modelli di comportamento. Bisogna fare attenzione a quello che si fa e a quello che si dice”.
“L’esperienza entra nella loro mente e determina il tipo di sviluppo successivo – continua -. Il bambino osserva e si fa delle domande: in questa fase si sta costruendo un’idea. Vent’anni fa abbiamo assistito ad una svolta pedagogica devastante, con i genitori che sono diventati gli ‘amici dei loro figli’. L’amicizia presuppone che due individui siano sullo stesso piano, ma questo non è possibile tra genitori e figli. Io uso il termine di ‘genitori spazzaneve’, intendendo quelli che non lasciano al figlio lo spazio nel quale possa sperimentare la frustrazione”.
“Per tanti bambini non esiste il ‘no’ – prosegue -. Non sperimentano le emozioni negative (rabbia, angoscia, frustrazione ecc) e non imparano a contenerle, senza dimenticare che spesso non ricevono delle regole. Pensiamo al bambino, arrabbiato per qualcosa, che piange: dobbiamo aiutarlo a gestire le emozioni negative e il ‘no’ non deve essere necessariamente spiegato subito. Quando si calmerà, infatti, il diniego potrà essere affrontato con più serenità. Un sentimento come l’angoscia, per fare un altro esempio, bisogna sperimentarlo perché non si impara sui libri come gestirlo”.
La criminologa Bruzzone ha parlato del classico esempio del “genitore amico” che non dà delle regole al figlio e si “mette la toga” per andare a scuola quando il bambino/ragazzo viene richiamato dagli insegnanti o ha un problema in classe.
“I bambini che non hanno ricevuto nessun tipo di contenimento rischiano di sviluppare un comportamento disfunzionale – aggiunge -. Tanti genitori non accettano che il figlio abbia dei problemi e mi è capitato di vedere dei ragazzi arrivare con i genitori agli open day universitari. Il messaggio che arriva è che questi figli non sono capaci di affrontare le cose. Il genitore ‘liquido’ e amico non sta in piedi: chi lascia fare al bambino o al ragazzo quello che desidera non gli vuole bene, solamente non è in grado di gestirlo”.
Nella sua esperienza, la nota criminologa ha spiegato che le reazioni all’incapacità di gestire gli episodi negativi possono creare due situazioni: l’isolamento del ragazzo, che spesso porta alla scelta di auto recludersi nella propria stanza (fenomeno degli hikikomori, circa 200 mila in Italia), o la trasformazione in “tiranni”.
“Il bambino nasce caotico – evidenzia Bruzzone -, per questo necessita di qualcuno che incanali la sua energia in modo positivo. I bambini hanno bisogno di un genitore presente che li contenga. Deve essere data la regola, poi c’è il cosiddetto ‘apocalisse emotivo’ fino a quando, esaurita l’emozione negativa, c’è l’elaborazione della frustrazione che è fondamentale perché poi il piccolo saprà gestire l’emozione negativa. Noi apprendiamo per modelli di comportamento. Un bambino che interpreta il genitore come incoerente si crea una teoria del mondo instabile e poi non saprà prevedere le reazioni”.
La criminologa ha ribadito con forza che il compito dell’educazione non può essere delegato in toto alla scuola: “A scuola si va per imparare e per diventare uomini migliori, ma a stare al mondo te lo insegna chi ti ha messo al mondo”.
“Se nei primi anni di vita del bambino non è avvenuto quello che doveva avvenire – continua -, poi è difficile intervenire in seguito in modo efficace. I figli non appartengono ai genitori, che hanno il grande dovere di farli diventare delle persone adulte. Evitiamo di trasformare i nostri ragazzi in soggetti incapaci di gestire le regole. Il giovane che non è in grado di gestire la frustrazione, in futuro rischia di avvicinarsi al consumo di droga e alcol. Se si arriva troppo tardi, gli schemi mentali che si costruiscono nell’infanzia sono difficilmente modificabili”.
Bruzzone ha parlato anche del tema della salute mentale, soffermandosi sul fatto che in Italia mancano strutture per degenze a medio e lungo termine: “Abbiamo persone con problematiche e dipendenze in mezzo a noi, servono strutture adeguate!”.
“Al giorno d’oggi certe persone dovrebbero porsi la domanda ‘Sono in grado di fare il genitore?’ – conclude -. Oggi i genitori devono formarsi e, se incontrano dei problemi nell’educazione dei loro figli, chiedere aiuto altrimenti lo pagheranno in futuro. Purtroppo, tanti genitori sono diventati gli ‘avvocati dei loro figli’, a scuola, con gli amici e in altri contesti. Questo crea dei danni incalcolabili. I nostri bambini e ragazzi vanno lasciati sbagliare, cadere e fallire, altrimenti non impareranno a salvarsi”.
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