“Verso le 11 di oggi si è sentita una violentissima tromba d’aria che ha percorso la vasta zona compresa tra Venegazzù, Volpago, Selva, il Montello, Nervesa, attaccando poi il Piave essa è passata poi a Colfosco e Susegana”. Così, esattamente 90 anni fa, il giornale radio del 24 luglio del 1930 dava notizia del “Ciclone del Montello”, il devastante evento atmosferico che rimane tuttora nella storia come detentore del triste primato di essere stato il più forte tornado che si sia mai abbattuto nell’intero continente europeo. Un tornado di categoria “F5”, la più alta categoria classificata, che nella ristretta area che ha interessato ha seminato distruzione e morte.
I morti furono 84, nove solo nel Comune di Volpago, e numerosi feriti. Moltissime famiglie persero la casa.
“E’ stato l’evento atmosferico più violento che ci sia mai stato in Europa – racconta il sindaco di Volpago del Montello, Paolo Guizzo -. Venti che superano i 500 chilometri orari che hanno provocato una devastazione totale nel territorio”.
“Mia madre ha vissuto in diretta quell’evento. Era una bambina quando ha visto cadere la sua casa”, spiega Marino Parolin, di professione veterinario a Volpago, ma anche grande appassionato di storia locale e autore di approfonditi studi sul Ciclone del Montello e che, insieme a Carlo Bazan, ha realizzato un documentario sul tragico evento, raccogliendo testimonianze e interessantissime documentazioni storiche. “Il 24 luglio del 1930 tutto questo territorio, partendo comunque da Bassano finendo a Cellina Meduna venne interessato da un fortunale di proporzioni mai viste – prosegue Parolin -. Potè fare gravi danni anche per la struttura edilizia povera di quei tempi, in una situazione sociale ed economica molto grave in cui la popolazione si risollevava dopo la Grande Guerra. Il 23 luglio, il giorno prima, il Montello fu colpito da una violenta grandinata. Alle 13,15 del giorno dopo il tornado arrivò a Volpago”.
Una delle testimonianze raccolte da Marino Parolin nel documentario pubblicato nel 2015 è quella di Gianni Grollo, classe 1918: “A un certo punto – raccontava – si è levato un vento molto forte e ho visto verso Volpago ho visto che c’era qualcosa che volteggiava nell’aria. A un certo punto mi sono accorto che si trattava di travi di case abbattute”. “Si credeva la fine del mondo”, commentava Bruno Bastianon, classe 1922, che a distanza di oltre 80 anni aveva ancora negli occhi la paura di quel bambino di fronte a un evento contro cui non era possibile difendersi.
Bruno Zamprogno aveva appena 5 anni quando avvenne il fatto; “Vidi il cielo diventare scuro, mio padre mi chiamò al piano superiore per farmi vedere cosa stava accadendo. C’era un’immensa nuvola con una grande scia che andava giù e che toccava fino a terra”.
Ma come fu possibile il formarsi di questo ciclone di proporzioni così devastanti? Ce lo spiega Marino Parolin, che negli anni ha approfondito la ricerca con documentazioni e attraverso il parere di esperti: “Fu un evento rapidissimo. Le correnti d’aria si erano incrociate verso le bocche del Brenta, a sud di Bassano. Si incanalarono in un percorso che negli anni abbiamo visto si è ripetuto, anche recentemente verso Vallà di Riese. Quindi si incamminò verso Riese, Vallà, Caselle d’Altivole e proseguì verso località Edificio, andò su per Sant’Andrea di Montebelluna, San Gaetano, Sant’Eurosia, Martignago Basso, Borgo San Carlo, Pedemontana di Giavera, Nervesa, Sovilla. Saltò il Piave e cadde da capo a Susegana dove fece parecchi danni e piano piano perse forza fino a Sacile.
Una delle caratteristiche tipiche dei tornado è quella di raggiungere venti molto intensi e allo stesso tempo valori di pressione particolarmente bassi, questo quanto spiegato da Riccardo Mazzocco, esperto meteo di Meteo in Veneto, “addirittura, dai dati in nostro possesso possiamo stabilire che al centro della fase di maggiore ciclogenesi abbiamo valori di pressione inferiori a 900 ettopascal e il vento può superare i 500-600 km/h”.
Un fenomeno che, come abbiamo visto, ha già interessato il nostro territorio, sia nel lontano 1930 sia recentemente come quello di Vallà di Riese Pio X, un evento eccezionale che potrebbe riproporsi a causa della situazione orografica della nostra regione, infatti il Veneto rappresenta in Italia la regione in cui questi fenomeni estremi hanno una maggiore probabilità di verificarsi.
(Fonte: Flavio Giuliano – Francesco Pastro © Qdpnews.it).
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