Domenica scorsa tra il Montello e le Colline del Prosecco c’era un folto gruppo di ciclisti (una settantina in tutto) a cui bastava guardare lo stile della pedalata per capire che non sitrattava di ciclisti della domenica. In quel gruppo di amici ed ex colleghi delle due ruote c’erano infatti numerosi ex professionisti ed ex dilettanti che si sono ritrovati dopo tanti anni per fare una “sgambata” ricordando i vecchi tempi.
L’idea del raduno ciclistico tra ex corridori è venuta a Roberto Pagnin e a Luciano Mastellotto, due grandi interpreti del ciclismo del passato, il primo tra i professionisti il secondo tra i dilettanti.
Tra i professionisti, a rispondere alla chiamata sono stati Eros Poli (medaglia d’oro alle Olimpiadi di Los Angeles), Ennio Salvador, Giocondo Dalla Rizza, Moreno Bacchin, Silvano Lorenzon e Stefano Zanini.
Tra loro anche molte donne ex cicliste, tra cui anche la volpaghese Diana Žiliūtė, la grande campionessa lituana ora cittadina italiana, vincitrice di due titoli mondiali su strada (uno Juniores) e bronzo alle Olimpiadi di Sydney.
La “carovana” di ex campioni ha percorso fino a 90 chilometri, suddividendosi poi in vari gruppi, lungo il percorso, arrivando fino a Valdobbiadene, con partenza e ritorno ad Arcade, dove al termine della pedalata ci si è ritrovati tutti per una buona mangiata al ristorante “I Tre Pini”.
Si preannuncia come la prima edizione di una lunga serie di raduni l’iniziativa di Pagnin e Martellotto. Roberto Pagnin, oggi 57 anni e residente a Strà (Venezia), aveva iniziato a correre tra i professionisti nel 1985, con Zandegù nella Malvor Bottecchia. Nella sua carriera, durata fino al 1996, ha vinto due tappe del Giro d’Italia (Vittorio Veneto e Imola), indossando la maglia di leader della Vuelta di Spagna (vincendo tre tappe).
Passista veloce, Pagnin ha disputato tre campionati del mondo e una Olimpiade, a Los Angeles nel 1984, quando Eros Poli vinse la medaglia d’oro con la squadra nella 100 chilometri.
“Avrei potuto esserci anche io – ricorda Pagnin -, all’ultimo momento vi rinunciai”. Nella sua carriera ha corso con alcune leggende del ciclismo mondiale, quali Saronni, Moser, Bugno, Cassani, Hinault, Fignon e tanti altri. Correva un ciclismo molto diverso da quello di oggi: “Effettivamente è molto cambiato – spiega Pagnin -. Sono cambiate le bici, l’alimentazione, gli allenamenti. Le gare sono più corte d’un tempo e il ciclista è molto più controllato. La stagione va da gennaio a gennaio, non ci si ferma mai, ma gli allenamenti sono personalizzati su ciascun ciclista in modo da programmare il suo stato di forma nell’arco della stagione. Ricordo che ai tempi in cui correvo, per restare sempre ad alti livelli, al termine di ogni corsa, prima di tornare in albergo, ci si allenava ancora per una sessantina di chilometri”.
Pagnin ci spiega anche come si sia accorciata la carriera nella categoria Dilettanti, da anche 8 anni agli attuali massimo 4 anni per poi passare nel professionismo.
Durante il pranzo si sono svolte alcune premiazioni ed è stata l’occasione per sentire da Eros Poli, oggi 56enne, un “gigante buono” di due metri d’altezza, il racconto della sua straordinaria impresa del 18 luglio del 1994, nello stesso giorno in cui Roberto Baggio sbagliò il rigore nella finale del campionato del mondo. Siamo alla quindicesima tappa del Tour de France 1994 che porta da Montpellier a Carprentas, dopo aver superato il “maledetto” Mont Ventoux.
Dopo appena una sessantina di chilometri Eros Poli attacca e tenta una fuga pazzesca, scollinando in solitaria e conquistando già l’onore di essere il primo italiano a domare il Mont Ventoux, dopo 171 chilometri di cavalcata solitaria. Ma Eros non si accontenta e vola solitario anche fino al traguardo, conquistando la vittoria di tappa tra l’entusiasmo dei francesi che lo acclamavano lungo il percorso.
Un cicloraduno d’eccellenza che ha colto nel segno, per la folta partecipazione e per l’allegria e la felicità di tanti campioni per essersi ritrovati dopo tanti anni: “Una bellissima giornata di sport – è il commento di Diana Žiliūtė, ora residente a Volpago del Montello -, si è assaporato il vero spirito sportivo di questa terra meravigliosa che mi ha accolto e alla quale sono molto legata”.
(Fonte: Flavio Giuliano © Qdpnews.it).
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