Dopo i numerosi ostacoli sociali, economici, sanitari vissuti in questi primi sei mesi dell’anno, molti veneti confidavano, seppur con ironia, in San Pietro: il discepolo a cui Gesù affidò il compito di essere la prima pietra su cui sarebbe stata fondata la cristianità, il santo festeggiato oggi, lunedì 29 giugno.
Purtroppo anche Pietro nulla ha potuto contro quest’annus horribilis e le barche di albume d’uovo realizzate in molte case venete hanno confermato le previsioni negative: vele chiuse, annata agricola senza vento in poppa.
A seconda della forma che prende il veliero, infatti, si preannuncia buono o cattivo tempo e, di conseguenza, buono o cattivo raccolto. Se le vele sono chiuse e strette la barca indica pioggia in arrivo e preannuncia un cattivo raccolto, con le vele aperte si prevedono giornate di sole e quindi un’ottima annata agricola.
Non è il caso di questo 2020, un “anno bisest”, che molte tragedie e brutte esperienze ha riservato a tutta l’umanità, all’Italia, al Veneto e anche alla Marca Trevigiana.
Una pagina particolare della cultura contadina del Veneto e dell’intero Nord Italia che ha alcune somiglianze con i Panevin del 5 gennaio. Quest’anno, però, le due tradizioni venete sono in disaccordo: il fumo e le faville dei panevin erano diretti verso sud e quindi erano state considerate un presagio per un futuro molto propizio (“Fun a bassa, poenta pien cassa”); cosa che non è avvenuta con la barca de San Piero.
Ora non resta che lasciare da parte sia la fede sia il folklore e dare il meglio per “drizzare” da soli il futuro che ci aspetta da qui al 31 dicembre.
(Fonte: Luca Nardi © Qdpnews.it).
(Foto: per gentile concessione di due lettrici).
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