Santa Lucia, verrà letta la Divina Commedia in dialetto: stasera la consegna dei diplomi di “lengua veneta”

“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, che la dritta via era smarrita”: inizia così l’opera più celebre della letteratura italiana, la Divina Commedia di Dante, letta e riletta chissà quante volte durante gli anni della scuola.

In pochi forse sapranno però che ne esiste anche una versione in lingua veneta ad opera di Giuseppe Cappelli, datata 1875, che sarà presentata questa sera alla biblioteca di Santa Lucia di Piave a partire dalle ore 20.30, da Alessandro Mocellin (nella foto, a destra), linguista, autore del primo manuale universitario in lingua veneta (nella seconda foto sotto) e direttore della “Academia de la lengua veneta”.

E sempre questa sera, ci sarà la consegna degli attestati di partecipazione (nella foto sotto) al corso di lingua veneta, tenuto da Mocellin nei mesi scorsi a Santa Lucia. Tra i sei partecipanti, insieme al sindaco Riccardo Szumski (nella foto, a sinistra), anche un cittadino del Camerun, che ha deciso di aderire al corso con un obiettivo ben preciso: imparare la lingua veneta per integrarsi con amici e colleghi che la usano abitualmente ogni giorno per comunicare.

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Chi pensa però che il tutto si limiti a “parlare in dialetto veneto” rimarrà deluso perché c’è molto di più: grammatica, morfologia, sintassi, confronti con l’italiano e con altre lingue europee come lo spagnolo, il francese, il tedesco e il catalano a caccia di similitudini e differenze.

“Il veneto – spiega Alessandro Mocellin – ha delle caratteristiche intrinseche e particolari, non solo per il prestigio di buone teste pensanti che lo avevano come lingua madre, persone come Vivaldi, Marco Polo, Canova, Tiziano, personalità che hanno prodotto pensiero ad un livello estremamente alto e vengono emulate in tutto il mondo”.

Ed è stata proprio una di queste buone testi pensanti, quella di Carlo Goldoni, a definire per primo il veneto come una lingua nel 1752. La sua origine neolatina si colloca secoli prima rispetto a quella della lingua italiana, basti pensare che Dante, all’inizio del 1300, nella sua rassegna degli idiomi parlati in Italia regista la presenza di una lingua parlata nella zona della Marca Trevigiana e di Venezia.

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Una zona che ad oggi presenta delle caratteristiche altrettanto particolari: “Il Veneto – continua Mocellin – è un posto dove si sovrappongono due fenomeni che non dovrebbe esistere insieme: un’alta resistenza della lingua locale e un’alta abilità di apprendimento delle lingue straniere da parte delle persone”.

Una lingua che a tutti gli effetti va ben oltre i confini territoriali regionali: eclatante l’esempio del Brasile, dove sono dodici milioni i discendenti di veneti, un bacino di interesse praticamente enorme.

E al contrario di quello che si potrebbe pensare, a mostrare interesse e curiosità verso il veneto sono soprattutto i giovani: “Sono gli studenti delle superiori i primi a richiedere di conoscere e di approfondire la loro lingua veneta – conclude Mocellin – La stessa presenza dei cittadini stranieri ai corsi ci fa capire che questa è una nuova era”.

(Fonte: Giada Fornasier © Qdpnews.it).
(Foto: Qdpnews.it ® riproduzione riservata).
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