Toponimi della Marca trevigiana, Santa Lucia di Piave: da mercato di cavalli a cammino di fede

Santa Lucia di Piave, diecimila abitanti, è un luogo inaspettatamente ricco di storia. Se alcuni studi di toponomastica liquidano sbrigativamente il toponimo associandolo tout-court alla santa patrona, le pagine a firma di Isidoro Soligon pubblicate sul sito del Comune sono un’autentica miniera di informazioni. Attestato anticamente come “Sub Silva” e nel basso Medioevo come “S. Lucia de Foresto”, l’abitato era compreso nel Contado di San Salvatore, ma all’esterno delle mura dell’omonimo castello. Doveva trattarsi di un luogo piuttosto inospitale, coperto da una selva infestata dai lupi e sotto la costante minaccia delle esondazioni fluviali.

Le sorti del borgo sono strettamente legate alla prossimità con la Via Hungarica, asse di collegamento fra Trento e Oderzo attraverso Feltre. Una rotta percorsa da mercanti, pellegrini e soldati che evoca le scorrerie di orde barbariche e nello specifico di genti magiare che, secondo diverse fonti storiche, avrebbero terrorizzato la popolazione medievale per la loro spietata ferocia.

La devozione nei confronti di S. Lucia parrebbe essere un caso di sincretismo religioso, cioè la fusione fra il culto della martire siracusana patrona della vista e quello, precedente, del celtico Lug o Lugh, dio della luce. Se poi si pensa che dal latino lux, lucis (luce) derivano lucus luci ovvero “bosco sacro” è inevitabile riflettere sulla misteriosa “Sub Silva” come ipotetico e remoto sacello pagano.

L’adorazione di S. Lucia, nel Trevigiano come altrove, va di pari passo con l’allestimento di mercati per la compravendita di prodotti agricoli e di bestiame. Non fa eccezione S. Lucia di Piave, la cui antica fiera è l’erede di un mercato paleoveneto di cavalli.

La millenaria storia del paese è condensata nel blasone comunale ornato da una lista bifida recante la dicitura “Sub Silva” e nel quale una fascia azzurra ondulata, il Piave, separa il busto di S. Lucia da un cavallo d’argento richiamo agli storici commerci.

Una curiosità: il busto dello stemma municipale è la riproduzione di una scultura del prof. Riccardo Granzotto (1900 – 1947), nativo di S. Lucia di Piave e che a trentatré anni scelse di abbracciare la vita monastica con il nome di fra’ Claudio. Tumulato a Chiampo, è stato proclamato Beato nel 1994 da Papa Giovanni Paolo II. 

Colpiti dalla sacralità del luogo, da S. Lucia di Piave iniziamo il cammino del Beato Claudio, nato nella contrada santalucese di Granza.

Un percorso di poco più di centottanta chilometri fra le province di Treviso e Vicenza. Un viaggio alla scoperta della vita del Beato, della storia e delle tradizioni locali, dei paesaggi veneti e… di noi stessi.

(Autore: Marcello Marzani).
(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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