Sono diverse le storie di solidarietà che si intrecciano nel nostro territorio, un territorio colpito, come purtroppo tanti altri nel mondo, dal Coronavirus.
Ma se il Covid-19 è una minaccia per la salute, non lo è per quel senso di comunità che, man mano che si va avanti nell’emergenza, dimostra di rafforzarsi sempre di più.
Quel senso di comunità che emerge dalla storia di Mirca Biz, assistente scolastica per bimbi disabili e con la passione per la speleologia, residente nella frazione di Mura del Comune di Cison di Valmarino, la quale ha deciso di mettere il proprio amore per il cucito a servizio degli altri.
In questo periodo di stop per la sua professione, Mirca Biz impiega il tempo confezionando mascherine di cotone, tutte rigorosamente firmate con l’immagine del “Gardus”, termine dialettale per riferirsi al maggiolino: la tradizione racconta, infatti, che essendo il maggiolino molto presente nei campi e vigneti di Mura, il suo nome in dialetto è stato poi ripreso come soprannome per indicare i cittadini della stessa frazione. Un nome che racchiude in sé un affettuoso senso di appartenenza al proprio territorio.
Le mascherine di Mirca Biz sono state spedite anche agli amici lontani, fino a giungere in Sicilia, regalando un pezzetto di Veneto nelle altre Regioni d’Italia.
“L’iniziativa è nata perché le mascherine non si trovavano in giro e mia nipote Erika ne aveva estremo bisogno per il lavoro in fabbrica – spiega Mirca Biz – Poi nessuno ne trovava e, quindi, le ho regalate prima ai famigliari e poi agli anziani del paese, a chi ne aveva bisogno, a chi guidava i pullman, agli amici”.
“Era difficile reperire il tessuto e l’elastico, così ho fatto arrivare tutto a mie spese con il corriere. – prosegue il suo racconto – Oggi, fatalità, si è rotta la mia vecchia macchina da cucire, già di seconda mano, e spero di trovare qualche meccanico che me la aggiusti, per continuare a fare mascherine e a regalarle”.
Ma quando è iniziata questa passione per il cucito e come è proseguita negli anni? “Ho iniziato a lavorare all’età di 14 anni in un mobilificio – ricorda Mirca Biz – e a 16 ho proseguito in una ditta di giacche a vento a Cison. Prima facevo la borchiatrice, poi i miei datori di lavoro, Ennio e Renata, mi hanno insegnato a cucire a macchina”.
“Sono attualmente a casa da scuola e con le mie colleghe aspettiamo gli ammortizzatori sociali. – aggiunge – Cucire è sempre stata la mia passione: confeziono e riparo capi per i miei nipoti e per la pronipote. Dato che, come molti, purtroppo sono a casa dal lavoro, ho voluto aiutare chi aveva bisogno. Ho avuto un piccolo incidente domestico e ho dovuto smettere perché mi sono fatta male alla gamba destra, ma non mi sono data per vinta e, allora, ho provato a usare il pedale della vecchia macchina con la sinistra. All’inizio non è stato facile, ma poi sono riuscita a coordinare le cose”.
“Siccome sono una speleologa e amo il buio, – specifica – le mascherine le ho consegnate di notte, ovviamente con le dovute cautele: in questo difficile momento bisogna aiutarsi tra di noi e fare del bene”.
“Purtroppo le ditte tessili e di giacche a vento a fine anni Novanta hanno chiuso e molti, che hanno iniziato prestissimo a lavorare come me, hanno dovuto inventarsi nuove storie lavorative – continua Mirca Biz – Io sono felice di aver imparato un lavoro in fabbrica che adesso è servito ad aiutare molte persone e sono attualmente molto contenta di lavorare a scuola coi bimbi e i ragazzi disabili, che in questo momento mi mancano molto. Spero che la scuola riapra presto per poterli rivedere”.
Storie di solidarietà e segnali di ottimismo del territorio che non possono fare altro che infondere un po’ di ottimismo e sostenere gli animi in questi tempi così incerti.
(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
(Foto: Per gentile concessione di Mirca Biz).
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