Mamme in fuga dal lavoro

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Presentata dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro l’annuale relazione sulla convalida delle dimissioni.

Uno dei principali strumenti posti dal legislatore a tutela della genitorialità è sicuramente la convalida delle dimissioni (o le risoluzioni consensuali) presentate innanzi al competente Ispettorato territoriale dal Lavoro dalla lavoratrice, durante il periodo di gravidanza, oppure dal lavoratore e dalla lavoratrice durante i primi 3 anni di vita del bambino. La seconda modalità è altresì prevista per i casi di adozione e di affidamento nei primi 3 anni di accoglienza del minore.

Una caratteristica di queste procedure, oltre naturalmente alla verifica dell’effettiva volontà degli interessati di recedere dal rapporto di lavoro, è l’obbligo, per gli uffici preposti, di utilizzare un apposito modello contenente la rilevazione di una serie di dati statistici a carattere nazionale, quali il genere e l’età dei genitori, il numero dei figli a carico, la cittadinanza, le condizioni professionali, i settori economici, la dimensione aziendale. Un ampio spazio è inoltre dedicato alle motivazioni che hanno determinato l’allontanamento dal mondo del lavoro dei neogenitori, nonché alle peculiarità territoriali del fenomeno.

L’insieme di questi dati viene poi portato a conoscenza degli uffici della Consigliera Nazionale di Parità per consentire il monitoraggio del fenomeno sull’intero territorio.

Il 15.11.2022 presso la sede dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, è stata presentata la relazione sulle convalide delle dimissioni delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri per l’anno 2021.

I provvedimenti emessi sono stati più di 50.000 (52.436 per l’esattezza), con un aumento di ben il 23% sul 2020 che, come sappiamo, è stato funestato dalla fase più drammatica del Covid. Di essi, il 71,8% ha riguardato le donne, mentre il residuo 28,2% è riferito agli uomini.

Quanto alla distribuzione geografica dei suddetti atti, nell’Italia settentrionale è stato rilevato il 67% del totale, contro il 19% dell’Italia centrale e 14% dell’Italia meridionale.

Per quanto concerne, invece, la nazionalità, quella italiana è nettamente predominante (86% del totale), mentre risultano contenuti i dati relativi agli extracomunitari (9%) e ai cittadini comunitari (5%).

Da un punto visto anagrafico, i provvedimenti si sono concentrati nelle fasce di età tra i 29 e i 44 anni e hanno interessato per la maggior parte (oltre il 60%) lavoratrici o lavoratori con un solo figlio o in attesa del primo. È un dato, quest’ultimo, che la dice lunga sull’innalzamento dell’età delle donne primipare e sul calo demografico nel nostro Paese.

L’età del figlio che più incide è quella fino a un anno e ciò è facilmente comprensibile poiché in questo periodo sono previsti alcuni importanti benefici normativi quali il divieto di licenziamento, il riconoscimento della NASPI e dell’indennità di preavviso.

In relazione alla qualifica, i destinatari delle convalide sono in netta prevalenza gli impiegati e gli operai che rappresentano oltre il 90% del totale, mentre il settore economico più colpito è il terziario, seguito da industria, edilizia ed agricoltura.

Infine, il dato forse più rilevante che concerne le motivazioni: la più ricorrente è risultata ancora la difficoltà di conciliare l’occupazione lavorativa con le esigenze di cura della prole (51%), a conferma del fatto che il problema più urgente da risolvere rimane il cd. work-life balance, ovvero la possibilità e la capacità di bilanciare in modo equilibrato il lavoro e la vita privata di donne e uomini.

Autore: Giovanni Pugliese – Sistema Ratio Centro Studi Castelli

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