Da un antico manoscritto del XIV secolo, il “De laudibus Papiae”, del 1330, si apprende la storia di Siro, primo Vescovo di Pavia.
Secondo una leggenda, di origine francese sarebbe il ragazzo che avrebbe portato le ceste con i pani ed i pesci a Gesù nel miracolo della moltiplicazione. Dalle parole di Andrea infatti:
“Vi è qui un fanciullo con cinque pani d’orzo e due pesci cos’è mai questo per tanta gente?”
Siro sarebbe originario della Palestina ed avrebbe seguito San Pietro e San Marco fino a Roma, predicando poi nella pianura padana.
Altre fonti come la Bibliotheca Hagiografa Latina e la Storia Religiosa della Lombardia lo inquadrano cronologicamente nel IV secolo, in risposta alle tesi che dichiarano che giunse in Italia con Pietro.
Dentro questo scritto si raccontano la vita di san Siro e le origini del vescovado pavese collegato alla nascita di Aquileia, il cui vescovo Ermagora fu consacrato dall’evangelista Marco. A sua volta, Ermagora avrebbe consacrato Siro.
Siro divenne vescovo dal Ticino all’Alto Adige, l’allora Ticinum Papiae, predicando in numerose città tra cui Brescia, Verona, Milano e Lodi, incarnando il ruolo di vescovo itinerante, attirando fedeli da tutta la regione e diventando uno dei personaggi più conosciuti.
Fu sepolto dapprima nella chiesa dei Santi Gervasio e Protasio di Pavia, dove il sacerdote Cesare Prellini di Pavia per primo scoprì sul pavimento, incise sulla pietra della chiesa, le lettere SURVUS EPC (Siro Vescovo). Quella pietra, complementare con un’altra, forma la tomba della prima sepoltura del Santo. La prova fu avvalorata da Giovanni Battista De’ Rossi, il Principe degli archeologi cristiani. Altri studiosi in seguito assodarono che Siro non avrebbe potuto vivere in epoca apostolica, e il sarcofago vescovile pavese ne testimonia la prova archeologica di grande antichità: con la scritta SVRVS EPC, garantisce la continuità delle reliquie. Attualmente il corpo del vescovo si trova nella cappella del Duomo di Pavia, opera del Bramante.
(Foto: web).
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