Ulss 2, al via la telemedicina nell’assistenza territoriale. Benazzi: “Obiettivo sfoltire le liste d’attesa intasate dai controlli per le patologie croniche”

L’Ulss 2 avvia una vera rivoluzione nell’assistenza territoriale con l’utilizzo della telemedicina, innovativo servizio che è già una realtà affermata in altre città italiane e all’estero.

Si tratta di fare un cambio di passo, o meglio di mentalità, come ha affermato il direttore generale Francesco Benazzi nel presentare il progetto che prenderà corpo nel 2023 con lo scopo di sfoltire le liste d’attesa, appesantite dalla penuria di specialisti. Liste che oggi nell’intera Ulss 2 ammontano a 20.986 richieste “fluttuanti”, di cui 10.190 sono relative al “follow up”, ovvero i controlli periodici che seguono la diagnosi di una patologia e le terapie.

Con la telemedicina il consulto medico non avviene nell’ambulatorio, ma viene effettuato in maniera digitale grazie al supporto della tecnologia, tra cui anche webcam.

Questo ci consentirà decisamente di accorciare le liste di attesa, che hanno tempi fuori della norma. Con la mancanza di specialisti, gioco forza dobbiamo andare su questa strada” ha sottolineato Benazzi. Sono tre le tipologie a cui è rivolta la telemedicina: i malati cronici in autocontrollo, con la piattaforma digitale verranno assegnati i piani di cura e raccolti parametri tramite dispositivi portatili o indossabili, il medico potrà interagire con funzioni di una televisita; le persone in assistenza domiciliare integrata (Adi), seguite da operatori sanitari dotati di un’app che permetterà di avviare un teleconsulto con lo specialista; i pazienti assistiti da strutture sanitarie intermedie territoriali (case della salute, Rsa, ospedali di comunità, case di riposo), in cui sarà presente la strumentazione Poct per l’esecuzione rapida di test di laboratorio.

“Già facciamo molto con le Rsa, ma pensiamo soprattutto al paziente anziano o al cronico affetto da cardiopatie, ipertensione arteriosa, diabete mellito e insufficienza renale cronica, bronchite cronica – continua Benazzi -. Queste sono le principali patologie che noi andremo ad affrontare con la telemedicina. Patologie che hanno bisogno di visite di controllo per cambiare la terapia o per vedere se i pazienti sono monitorati in modo corretto. Questo risponderà sicuramente alla grave carenza di medici, dovuta ad una cattiva programmazione nazionale da parte delle università nelle specialità. Ma qualcosa sta cambiando. Dovremmo tenere duro fino al 2024. Intanto la telemedicina può essere il sistema che ci aiuta a dare risposte ai cittadini che giustamente, dopo due anni di Covid, hanno bisogno di essere visti e di essere presi in carico, anche se li visitiamo mentre si trovano nella loro casa o nelle Rsa”.

Un altro aspetto di cui l’Ulss 2 tiene conto è il potenziale aumento del numero di visite che potranno essere eseguite, giornalmente, negli orari di ambulatorio: “Un medico che si organizza bene con i propri collaboratori riesce a fare un numero di visite 15 volte in più rispetto ad una visita normale” ha rimarcato il direttore generale. Come sarà applicata la telemedicina nell’assistenza territoriale lo hanno illustrato, in conferenza stampa, il direttore sanitario Stefano Formentini, Antonio Antico direttore del laboratorio analisi dell’Ospedale di Treviso, il fisiatra Marco Gugelmetto a capo del dipartimento di medicina fisica e riabilitativa, Roberto Rigoli direttore dei servizi socio-sanitari e Andrea Rossi, primario dell’unità complessa di Geriatria del Ca’ Foncello.

“Dalla corsia reale alla corsia virtuale” è stato detto nell’incontro, per specificare come il sistema sarà orientato ad intasare sempre di meno il pronto soccorso e gli ambulatori ospedalieri, visto che alcune prestazioni potranno essere garantite a distanza: la teleradiologia (già in corso in alcune Rsa trevigiane), la telecardiologia per il monitoraggio dei pacemaker che l’ospedale di Conegliano ha già avviato, la teleneurologia per controllare casi di sospetti fatti ischemici o malati di Sla, la telemedicina diagnostica, la teleriabilitazione che dal mese di ottobre i pazienti cardiopatici possono seguire da casa, prima e dopo l’intervento cardiochirurgico.

Per il distretto dell’Opitergino-Mottense sarà avviata la sperimentazione nell’oncologia territoriale su pazienti a bassa e media gravità che necessitano di controlli di routine, in modo da evitare l’affollamento dell’oncologia ospedaliera, “intasata” dalle visite in “follow up”. L’avvio della telemedicina vedrà l’Ulss 2 impegnata anche nella formazione di medici, infermieri e addetti specializzati che useranno gli strumenti digitali. Nelle strutture intermedie, come Rsa e case di ricovero, in una prima fase il progetto prevede l’installazione di strumentazione Poct per l’esecuzione di vari test di laboratorio, quali emocromo, urine, creatinina, Pcr eccetera. Gli esami eseguiti dal personale formato della Rsa all’uso della strumentazione saranno gestiti informaticamente tramite l’uso di un middleware. Questo verrà integrato con il sistema informatico del laboratorio per il controllo quella qualità del dato analitico, la trasmissione dei risultati e la generazione del referto firmato.

Con la strumentazione saranno forniti al personale della struttura i protocolli multidisciplinari e algoritmi diagnostici, condivisi da specialisti del settore e medici interni alla struttura, inerenti alle patologie più frequenti tra la popolazione anziana: urosepsi, infezione delle vie respiratorie e scompenso cardiaco. Inoltre verranno assicurate la qualità dell’assistenza e una gestione più mirata della terapia riferita a pazienti con patologie croniche.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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