Domenica 6 novembre c’è stato il primo appuntamento al Parco Archeologico Didattico del Livelet di “Una finestra aperta sull’archeologia in vallata”. Conferenze, visite guidate alle palafitte, dimostrazioni di archeologia imitativa e simulazioni di vita comunitaria: accensione del fuoco con la tecnica a percussione, foggiatura dell’argilla con la tecnica del colombino, scheggiatura di selce per la produzione di strumenti, utilizzo di strumenti da caccia quali lancia con propulsore, arco e frecce, e tessitura con telaio in legno sono tra le attività che hanno animato la domenica al Livelet.
“Una finestra aperta sull’archeologia in Vallata” è un progetto, promosso dall’Università degli Studi di Ferrara, che si inserisce tra i comuni di Revine Lago e Miane con l’obiettivo di far comprendere le vicende che hanno caratterizzato questo territorio, in un excursus temporale che va dalla Preistoria al Medioevo. Tante le iniziative di ricerca, visite educative, incontri su temi archeologici, dimostrazioni di tecnologie antiche e di nuove tecniche di indagine archeologica previste.
Un progetto realizzato tramite sinergie di svariate figure che, con la loro attività, si occupano da anni di ricerca, formazione, e divulgazione del territorio vallivo e del Veneto: Università degli Studi di Ferrara, Scienze Geologiche – Unife, Unpli Veneto Pro Loco, Parco Archeologico Didattico del Livelet, Circolo Vittoriese Ricerche Storiche, Museo civico di Crocetta del Montello “La Terra e l’Uomo”, Michele Zanchetta, Suliis As Torc, reLacus. Un progetto sostenuto attraverso il bando per la concessione di contributi destinati alla valorizzazione del patrimonio archeologico veneto.
Protagonisti della giornata i rievocatori protostorici che hanno allestito un campo, completo di velario e tende, riproducendo attività riconducibili ai Veneti Antichi: tintura della lana con pigmenti naturali, forgiatura dei metalli per la creazione di utensili, dimostrazione di scrittura, conio della dracma venetica e ricostruzione di un rituale di dono alle acque, attraverso gestualità, frasi in lingua e storytelling.
Le conferenze sono partite alle 11.15 con il ricercatore Davide Visentin del CSIC-IMF di Barcellona su “Il popolamento nelle Prealpi Venete”. Sono proseguite alle 15 con Giovanni Tomasi del Circolo Vittoriese di Ricerche Storiche su “Viabilità antica della vallata. Storia ed esplorazioni di superficie” e alle 16 con Michele Zanchetta dell’Associazione Nazionale Archeologi su “Le fortificazioni medievali in Vallata”.
Infine, grazie al contributo dei ricercatori dell’Università degli Studi di Ferrara, sono state presentate alcune applicazioni tecnologico-innovative, utilizzate in campo archeologico: il rilevamento delle differenze del campo magnetico terrestre attraverso un gradiometro magnetico di tipo Overhauser, l’individuazione plano-altimetrica per la ricerca di strutture archeologiche sepolte tramite georadar e la simulazione di rilievo con drone.
“Un progetto mio e dell’architetto Lorenzo Fattorel – spiega Marta Modolo – per promuovere l’archeologia del nostro territorio, della Vallata a seguito di un bando della Regione Veneto per la valorizzazione del patrimonio archeologico. Noi ringraziamo tanto la Regione per aver finanziato questa iniziativa”.
I prossimi appuntamenti saranno domenica 13 e 20 novembre dalle ore 10 alle 13 ai laghi di San Giorgio e Santa Maria a Colmaggiore di Tarzo dove l’Università degli Studi di Ferrara, da tre anni, ha avviato il progetto di archeologia interdisciplinare ed internazionale “reLacus”. Nel pomeriggio di domenica 20, dalle 15, ci sarà la visita guidata gratuita all’Abbazia di Santa Maria di Follina con Cristina Chiesura, storica dell’arte ed educatrice museale.
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