“Esperienza indimenticabile”: conclusa l’avventura del Panda Raid per i coneglianesi Francesco e Simone Aliprandi, assieme ai sanfioresi Matteo Vanzella e Luca Zanchetta

Si è conclusa l’avventura del Panda Raid, una competizione sportiva nel deserto del Marocco, che ha coinvolto a fine ottobre ben 286 equipaggi a bordo di Fiat Panda e Seat Marbella immatricolate fino al 2003.

Una gara che, oltre all’adrenalina dettata dalla competizione, metteva alla prova anche lo spirito di adattamento dei vari concorrenti in gara, chiamati ad allestire ogni sera tutto l’occorrente per affrontare la notte, assieme a uno spiccato spirito di orientamento (i gps non erano concessi, secondo regolamento) e alla capacità di totalizzare un buon tempo in ognuna delle tappe previste.

In tutto erano ben 2 mila i chilometri di gara da percorrere nel deserto, fino all’arrivo finale a Marrakech, previsto per lo scorso 28 ottobre.

Una gara internazionale che, dal nostro territorio locale, ha coinvolto ben due equipaggi. Il primo, composto dal coneglianese Francesco Aliprandi e dal figlio Simone (leggi l’articolo), è riuscito ad aggiudicarsi la 37esima posizione su 286 equipaggi.

Aliprandi aveva in precedenza partecipato a una competizione simile pochi mesi fa, ovvero al Sahara Racing Cup, assieme alla figlia Francesca (vedi l’articolo).

Il secondo, invece, costituito dalla coppia di amici sanfioresi Matteo Vanzella e Luca Zanchetta (qui l’articolo), è riuscito a strappare un 25esimo posto sui partecipanti in gara e un settimo piazzamento sui 40 italiani iscritti.

Accomunati dalla passione per i motori, divenuta la loro professione, Vanzella e Zanchetta hanno deciso di mettere alla prova la propria professionalità e competenza, coronando il sogno custodito da tempo di partecipare a questa gara.

“Abbiamo ancora negli occhi e nella gola la polvere di sette giorni di gare per circa 2 mila chilometri, tra sterrati, sabbia e pietraie – ha fatto sapere Aliprandi ancora durante il viaggio di ritorno in Italia – Se la macchina non ha problemi, come per fortuna nel nostro caso, il resto è puro divertimento, con un po’ di agonismo, che male non fa”.

“Comunque tanta fatica e attenzione a seguire road book e bussola (per non perdersi), ma anche nel rispettare le velocità medie nelle prove speciali – ha proseguito – Grosse difficoltà, per fortuna, non ne abbiamo avute. Diciamo che la nostra stanchezza fisica (e quella tecnica della macchina) aumentava di giorno in giorno”.

“Sveglia prima dell’alba, smontare la tenda, colazione veloce e poi via verso la griglia di partenza – è la routine quotidiana riferita da Aliprandi – Dopo aver macinato chilometri per tutto il giorno, certe volte arrivavi al campo che era già buio, piantavi la tenda, una sistemata alla macchina, doccia, cena attorno al fuoco, briefing per il giorno dopo e poi crollavi dentro al tuo sacco a pelo”.

“Un’esperienza unica e indimenticabile, anche perché l’ho fatta assieme a mio figlio Simone – ha concluso il coneglianese – Molto bello il gruppo che si era creato con altri equipaggi italiani, con i quali si condividevano gioie e dolori: ci si dava sempre una mano e resterà per tutti un’esperienza unica.”

“Un’esperienza, anche di vita, davvero incredibile, che non ci aspettavamo – ha raccontato Matteo Vanzella – Arrivare al traguardo è stato una bella soddisfazione, perché non sapevamo cosa ci attendeva in questa gara. Già durante le verifiche tecniche del primo giorno, c’erano delle macchine con delle problematiche, quindi l’esperienza si faceva tosta fin da subito”.

“Una volta arrivati a destinazione, la situazione è drasticamente cambiata: inutile dire che in Marocco il livello di povertà è elevato – ha proseguito – Appena arrivati, subito le persone ci fermavano per venderci dei prodotti. Ogni giorno vedevamo delle albe spettacolari e dei tramonti incredibili, senza contare la bellezza del cielo stellato del deserto”.

“Siamo partiti con il ‘gruppo veneto’, per poi aggregarci anche con gli altri (di italiani eravamo in 40) – ha aggiunto il sanfiorese, ricordando “la grande solidarietà tra i vari euqipaggi”, nei momenti di difficoltà – La sera facevamo gruppo, parlando di come era andata la giornata. Erano tutte tappe non cortissime: la prima è stata davvero dura, perché abbiamo fatto 10 ore in macchina e, soprattutto, siamo stati colti di sorpresa da una tempesta di sabbia, che ha reso tutto molto difficile per l’orientamento”.

“Abbiamo avuto una rottura del semiasse dell’auto, cosa che avevamo previsto e, infatti, avevamo i pezzi di ricambio con noi – ha concluso – Ci siamo arrangiati, in mezzo al deserto. La nostra idea era quella di arrivare alla fine. Siamo contenti, essendo stata la prima volta per noi e considerato che le prime posizioni sono andate a persone esperte”.

(Foto: Francesco Aliprandi Facebook – per concessione di Matteo Vanzella).
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