Una bellissima foto della stretta di mano che ritrae un momento memorabile per la storia del monastero cistercense di San Giacomo di Veglia: l’abbadessa madre Aline Pereira Ghammachi ha incontrato Papa Francesco nel corso dell’udienza che si è tenuta lo scorso mercoledì 19 ottobre in Vaticano.
“Durante il Capitolo Generale dell’Ordine Cistercense che oggi volge al termine, c’è stato l’incontro con Papa Francesco, che ha rallegrato e ravvivato la speranza di seguire Cristo nella gioia di servire” si legge, a corredo dell’immagine, in un post comparso sulla pagina Facebook dello stesso monastero dei Santi Gervasio e Protasio.
Vedere madre Aline in prima fila nell’incontro con il pontefice rappresenta sicuramente un riconoscimento del ruolo che il monastero di clausura ricopre da sempre per la vita cristiana della comunità diocesana, e della figura di riferimento che la stessa giovane riveste, molto apprezzata fra le diverse generazioni (qui l’intervista di Qdpnews.it). Per trovare l’immagine di una abbadessa cistercense vittoriese con un pontefice occorre risalire al 15 giugno 1985, quando Giovanni Paolo II, accompagnato dal compianto vescovo Eugenio Ravignani, varcò i cancelli del monastero di Vittorio Veneto per incontrare la comunità di clausura, guidata allora da madre Maria Rosaria Saccol, scomparsa nel novembre 2021.
Proprio lo scorso 17 ottobre, il papa ha ricevuto nella Sala Clementina in Vaticano i partecipanti al capitolo dei Cistercensi della Comune Osservanza – tra loro, appunto, madre Aline -, esprimendo l’invito a passare “da una comunità autoreferenziale a una comunità estroversa, nel senso buono della parola, accogliente e missionaria”.
Il pontefice ha incoraggiato i cistercensi nel proposito “di abbracciare il grande respiro missionario della Chiesa valorizzando anche la complementarità tra maschile e femminile, come pure la diversità culturale tra membri asiatici, africani, latinoamericani, nordamericani ed europei”, sostenendo possa rappresentare “una ricchezza per le comunità e per l’Ordine”.
“Oggi l’esperienza dell’incontro con la diversità è un segno dei tempi – ha detto ancora Francesco -. Il vostro è un contributo prezioso, particolarmente ricco, perché, a motivo della vostra vocazione contemplativa, voi non vi accontentate di mettere insieme le diversità a livello superficiale, le vivete anche sul piano dell’interiorità, della preghiera, del dialogo spirituale”.
“Un altro aspetto su cui voglio incoraggiarvi – ha concluso il Papa – è il vostro proposito di una maggiore povertà, sia di spirito sia di beni, per essere più disponibili al Signore, con tutte le vostre forze, con le fragilità e con le fioriture che Lui vi dona”.
(Foto: Facebook Monastero cistercense di San Giacomo di Veglia).
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