Si sono entrambi avvalsi della facoltà di non rispondere Valmir Gaschi e lo zio Afrim Manxhuka, i due Kosovari accusati dell’omicidio di Ragip Kolgeci in seguito alla violenta rissa avvenuta nella sera di mercoledì in una piazzetta di via IV Novembre a Treviso.
Nella mattinata di oggi i due – detenuti in celle separate e in isolamento nel carcere di Santa Bona – sono comparsi davanti al giudice per le indagini preliminari Carlo Colombo che li ha interrogati alla presenza anche del pubblico ministero Valeria Peruzzo nell’udienza di convalida dell’arresto.
“Il mio assistito si è avvalso della facoltà di non rispondere – conferma Mauro Serpico, legale del 32enne Gaschi – ma ha reso una sua spontanea dichiarazione in cui conferma quanto mi ha riferito nel nostro primo incontro, ovvero che ha partecipato sì alla rissa ma quando è arrivato il corpo di Ragip era già a terra”. Gashi continua dunque a sostenere di “essere arrivato dopo” per calmare gli animi e aggiunge che avrebbe notato un cugino “con il capo fracassato” e si sarebbe fermato ad aiutarlo, venendo colpito a sua volta alla testa.
Anche l’altro accusato di omicidio, lo zio Afrim Manxhuka, come detto, si è avvalso della facoltà di non rispondere giustificandosi che “essendo stato colpito alla testa è ancora in stato confusionario – spiega il suo legale, l’avvocato Mattia Visintin – dando però piena disponibilità ad essere sentito da qui a pochi giorni”. Afrim era stato arrestato dalla squadra mobile della Polizia mentre era in ospedale a Oderzo,dove pare essere arrivato assieme a un’altra persona con delle gravi ferite alla fronte. “Il mio assistito nega comunque ogni addebito” precisa il legale.
Entrambi gli avvocati hanno chiesto che ai due vengano concessi gli arresti domiciliari invece che la custodia cautelare in carcere “non ravvisando il pericolo di fuga”. Nei prossimi giorni il Gip si esprimerà su questa richiesta.
Dichiarazioni di estraneità all’omicidio quelle dunque fornite dai due Kosovari, che stridono con la versione dei familiari della vittima: “Abbiamo preso atto che ci sono delle dichiarazioni rese dal nipote e di uno dei figli della vittima – afferma l’avvocato Serpico – che accusano Afrim di aver accoltellato e il mio assistito di aver colpito alla testa Ragip, che tra l’altro dalle prime indagini pare essere stato il colpo mortale”.
Questa circostanza è stata negata da entrambi gli indagati e sperano che la loro versione venga confermata dalle telecamere presenti in zona. “Se ci sono le telecamere questa circostanza verrà immediatamente chiarita – conclude Serpico – a adesso faremo ricorso al riesame per avere accesso agli atti e fare tutte le nostre valutazioni”.
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