Venezia assunse il controllo di Treviso fin dal 1388, che dopo già una parentesi dal 1338 al 1381, a cui era seguito il dominio del Duca d’Austria (1381/4) e dei Da Carrara (1384/8), si era stabilizzato. Ciò era avvenuto in un frangente politico – militare molto delicato, in cui la città lagunare principiò a interessarsi maggiormente del possesso della terraferma veneta, pur non senza accesi dibattiti con chi vedeva il vero e unico destino di Venezia sul mare.
Treviso divenne ben presto per Venezia un centro di primaria importanza, in quanto prima grande città dell’entroterra. Quando agli inizi del ‘400 la Serenissima assoggettò gli altri abitati veneti, si limitò a confermare i privilegi che le prestigiose famiglie del luogo già avevano, sancendo la separazione tra contado e città. Con Treviso e il trevigiano invece Venezia agì diversamente, conscia che fosse essenziale mantenere un’egemonia per le ragioni espresse in precedenza. Già nel 1367 si era provveduto a modificare le leggi del luogo (basati, come in tutta l’Italia del nord, sul Diritto Romano) inserendo normative proprie di Venezia.
L’assetto istituzionale di Treviso prevedeva anzitutto il podestà, un patrizio veneziano chiamato anche rettore, a capo della città per uno – due anni. Nel caso del Trevigiano, oltre a garantire la pace tra i sudditi, tra le priorità emergeva il garantire il flusso di legname (fondamentale per la costruzione delle navi all’Arsenale) dal Cadore e dal Montello, quest’ultimo chiamato dal vulgo “il boschetto del Doge”, verso la Laguna attraverso il Piave. Il podestà esercitava il suo ruolo affiancato dal Consiglio Cittadino formato da nobili, cittadini, notai ed artigiani, stanziato nell’antico Palazzo Comunale. Il potere giudiziario era invece praticato nel Palazzo dei Trecento (o della Ragione), dal numero dei consiglieri che lo presiedevano; quanto al potere legislativo, i decreti furono formulati dal Consiglio Minore di quaranta persone fino al 1407, quando Venezia lo abolì assieme al Consiglio degli Anziani dando pieni poteri al rettore.
Scorrendo l’elenco dei podestà trevigiani, ci si potrebbe focalizzare sulle famiglie di appartenenza. Nel primo periodo veneziano, troviamo come secondo podestà nel 1339 nientemeno che Marin Faliero, che ripeté tale esperienza nel 1346/7. Poi nel 1341/2 ci fu Giovanni Gradenigo, anch’egli destinato a diventare Doge, peraltro succedendo al Faliero. Altre individualità che prima di assurgere alla cattedra ducale ricoprirono quella di podestà a Treviso furono Lorenzo Celsi (1354/5), Nicolò Marcello (1452/3), e Pasquale Cicogna (1562/3); dopodiché non mancano figure politiche rilevanti come Leonardo Mocenigo (1592/3), futuro procuratore di San Marco. Dopo di lui si ha a che fare con cognomi come Giustinian, Barbarigo, Foscari, ed anche nel Settecento ci sono podestà, come il Contarini o il Pisani, che possono vantare una discendenza di “lunga data”. Nonostante ciò, sono numerosi anche quelli appartenenti a famiglie entrate solamente nel secolo precedente nella nobiltà veneziana: si parla ad esempio dei Catti, Poli, Rezzonico. Ma non solo: un paio di rettori sono addirittura di casate aggregate al patriziato nel XVIII secolo, ovvero Carlo Veronese, podestà nel 1743/6 e la cui famiglia era entrata nell’aristocrazia veneziana nel 1704, e Bartolomeo Grassi, reggente dal 1757 al 1760 e col casato che si avvaleva del titolo di patrizio dal 1718.
(Autore e Foto: Davide De Cia).
#Qdpnews.it