Il follinese Da Broi a capo della colonna mobile della Protezione Civile Ana nelle Marche: “Qui un’apocalisse”. I residenti: “E’ stato il nostro Vajont”

Doveva essere un bel paesino Pianello, frazione di Ostra (Ancona). La via principale con diverse case e qualche negozio, la chiesa e il campo da calcio. Alle spalle del borgo le colline e di fronte il fiume. Ora è irriconoscibile: le case sono distrutte, i supermercati vuoti e i campi pieni di fango e detriti. Le strade sono completamente ricoperte di fango, camminare non è facile, si rischia di scivolare.

Qui l’acqua è arrivata a cinque metri d’altezza, portando le macchine a metri di distanza dal luogo dove erano parcheggiate. La furia dell’acqua ha travolto tutto e quattro persone hanno perso la vita.

Quando è arrivato a Pianello Di Ostra venerdì, Andrea Da Broi, 52 anni, nato a Follina, si è trovato di fronte a una situazione che lui stesso definisce “apocalittica”. 

Da Broi, coordinatore nazionale della Protezione civile Ana, è stato uno tra i primi ad arrivare nelle Marche per prestare soccorso alla popolazione colpita dal nubifragio che giovedì ha messo in ginocchio gran parte di questa regione.

A Pianello la furia dell’acqua (qui i residenti dicono ai veneti che è stato il loro Vajont) non ha solamente lasciato la popolazione senza casa, senza vestiti e senza auto ma ha causato anche quattro delle 11 vittime fino ad ora accertate. I segni del livello dell’acqua sono ancora visibili sui muri esterni delle abitazioni, all’interno le case sono state svuotate in pochi giorni quasi come se le persone volessero cancellare nel più breve tempo possibile questo drammatico ricordo. “Io a casa mia non ci torno più – spiega una donna – sono cinque giorni che non dormo. Se mio marito vuole rimanere che faccia pure, io mi prendo un appartamento ai piani alti”.

“Siamo stati attivati dal dipartimento venerdì pomeriggio – continua Andrea – e siamo riusciti ad arrivare qui venerdì alle 3 di notte”. La colonna mobile della Protezione civile nazionale Alpini inizialmente era composta da 50 uomini e una quindicina di mezzi utili per rimuovere fango e detriti. Nelle ore successive all’emergenza altre persone e mezzi sono arrivate nelle zone colpite.

Dopo cinque giorni di lavoro senza sosta anche la stanchezza inizia a farsi sentire. I residenti aiutati dagli Alpini, dalla Protezione civile e dai Vigili del fuoco stanno svuotando gli scantinati dall’acqua. I carri attrezzi portano via le macchine con i vetri e le carrozzerie distrutti dalla forza dell’acqua.

“Fammi una foto. Voglio che tutti vedano quanto siamo stanchi di lavorare – dice un signore mentre cerca di riposarsi appoggiato a una centralina lungo la strada  – è da cinque giorni che lavoriamo giorno e notte. Quella maledetta sera ho fatto solo a tempo a salire al secondo piano, abbiamo sentito un boato e nel giro di pochi minuti avevamo i primi piani completamente pieni d’acqua. La via dove ci troviamo ora non si vedeva neanche, sembrava di essere al mare. Un mare che però ha causato quattro morti e che ci ha portato via tutto. Dalla mia terrazza vedevo le auto trascinate via dalla corrente e sentivo le persone chiedere aiuto”.

“La popolazione, appena siamo arrivati – continua il coordinatore nazionale della Protezione civile Ana – era ancora smarrita. Lo spirito di noi Alpini è anche quello di dare un supporto morale alle popolazioni colpite da queste disgrazie. Adesso il legame con loro è diventato stretto. Sarà un dispiacere quando ce ne andremo perché hanno ancora bisogno del nostro aiuto”.

A testimonianza di questo tipo di legame – terminata l’intervista – un signore si avvicina ad Andrea: gli appoggia una mano sulla spalla e lo ringrazia per quanto fatto fino ad ora. 

Nel pomeriggio (di ieri ndr) a Pianello non si lavora. Nel campo da calcio ci sono i funerali delle quattro vittime. Le bare vengono portate in spalla fino a sotto l’altare dai soccorritori. “Anche noi ne porteremo una” aveva detto in mattinata Da Broi.

A celebrare la messa è il vescovo della Diocesi di Senigallia Francesco Manenti, che durante la sua omelia più volte si è rivolto alle istituzioni chiedendo “interventi immediati perché tragedie come questa non accadano più”. Finita la cerimonia, la gente torna a lavorare. “Vogliamo che tutto finisca al più presto” dice una signora.

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Related Posts