Poco prima delle 21 di venerdì 22 novembre una grande commozione ha pervaso tutti i presenti a Godega nel salotto della cultura, l’ex oratorio di Sant’Urbano.
Dopo quasi 102 anni, è stata aperta la lettera che il bersagliere Angelo Bortoluzzi aveva spedito ai suoi cari a Godega quand’era prigioniero nel lager di Erlangen di Baviera.
Il sindaco, Pala Guzzo, davanti ai familiari, tra cui i figli di Angelo, Mario e Antonietta, con mani tremanti ha aperto la piccola busta che conteneva la missiva, fermatasi a Udine nel suo viaggio verso casa.
Era stata scritta, nella Prima Guerra Mondiale, nel mese di febbraio dell’anno 1918. A sovrintendere al momento più atteso della serata, lo storico Innocente Azzalini.
Angelo, nel salutare i suoi familiari, chiedeva se si trovassero ancora in paese o se invece fossero andati altrove a causa della vicissitudini belliche. Così domandava notizie del suoi fratelli “…avrei piacere di sapere dei fratelli Pietro e Luigi, se sono come me e Giuseppe o forse se sono come prima…” a significare se anche a loro fosse stata riservata la sorte della prigionia.
Ha scritto per tre volte “mandatemi del pane”. Dove il pane rappresentava la fame che stavano patendo lui e i suoi compagni. Ha chiesto infine ai suoi familiari che gli mandassero del sale e delle sardine.
“La lettera – ha spiegato l’assessore Giorgio Visentin, nel commentarla – è stata scritta a febbraio. A marzo c’è la fiera di Godega. Chiede le scatolette di sardine perché è legato alla sua terra, alla sua casa. La renga sotto sale si mangia alla Fiera di Godega. Questo è il pensiero di casa”.
Sempre l’assessore Visentin ha spiegato che, vista la bella calligrafia, si presume che la lettera sia stata dettata da Bortoluzzi a uno scrivano che solitamente aveva il compito di scrivere le missive per i vari prigionieri.
Si coglie come vigesse una sorta di censura preventiva per cui non si trova alcun riferimento alle situazioni reali nelle quali versavano i soldati italiani.
Angelo termina con le parole “a Dio”, affidandosi alla volontà del Signore e chiede ai suoi genitori di non dimenticarsi di lui.
Tonino Fuser, a cui si deve il ritrovamento dell’epistola, ha confermato come la richiesta della sardine sotto sale sia un unicum che non è citato in nessun altra delle lettere simili che, sempre grazie a lui, sono rinvenute.
Tra le altre quelle ancora sigillate che sono state aperte a Mosnigo di Moriago e a Moriago della Battaglia.
I due figli Mario e Antonietta Bortoluzzi, che ora vivono a Vittorio Veneto, hanno manifestato la loro grandissima emozione nel sentire riecheggiare le parole del padre, nel tenere tra le mani il prezioso pezzo di carta, tanto da esprimere il proprio sentimento attraverso la commozione che si leggeva nei loro occhi.
Lo scritto di Angelo è stato letto dalla bibliotecaria Ivana Miatto, affiancata da due bersaglieri.
Una seconda lettera dal lager di Mauthausen, in questo caso anonima, ha dato a sua volta uno spaccato delle condizioni disumane a cui erano costretti i deportati nei campi nazisti, durante la Seconda Guerra Mondiale. Molto particolareggiata è stata la descrizione delle atrocità a cui erano destinati i prigionieri.
La serata è stata magistralmente organizzata dall’amministrazione comunale. L’assessore Visentin, in qualità di “padrone di casa” ha condotto l’incontro e ha collocato i documenti nel contesto storico, fra l’altro sottolineando il diverso trattamento dei prigionieri delle varie guerra vissute dall’umanità, dai tempi dell’Impero Romano alla Seconda Guerra Mondiale.
Interessante è stato il contributo dello storico Innocente Azzalini che ha scannerizzato la lettera subito dopo l’apertura per poterla proiettare sullo schermo in sala e ha accompagnato le spiegazioni con una efficace ed importante selezioni di immagini.
Oltre al rifermento della lettera in cui le sardine sotto sale richiamavano l’aria di casa e la Fiera di Godega, all’interno della serata la professoressa Luisa Botteon ha esposto brevemente e in modo brillante il contenuto del Quaderno di Storia Locale n. 12 dal titolo “L’antica e rinomata Fiera di Sant’Urbano”.
(Fonte: Loris Robassa © Qdpnews.it).
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