“I dati sull’interscambio delle nostre province nei primi tre mesi del 2022 – commenta Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio di Treviso e Belluno|Dolomiti – dimostrano che le nostre imprese hanno ancora beneficiato della positiva eredità della ripresa maturata nel corso del 2021. Al tempo stesso la forte accelerazione dell’import, in valori piuttosto che in quantità, mette in luce le crescenti difficoltà operative che le imprese stanno vivendo: sia in termini di continuità delle forniture, sia in termini di rincari dei prezzi delle materie prime e dei semilavorati. Effetti innescati prima dalla pandemia ed ora aggravati dalla guerra”.
“Poniamo che la crescita dell’import a ritmi superiori al +40% sia anche un effetto distorsivo del trimestre osservato. Ma – sottolinea il presidente – qui non conta tanto discutere sull’entità della variazione. La sostanza è che le imprese oggi hanno di fronte la difficile sfida di conciliare maggiori costi, minori marginalità, tempi più lunghi di evasione degli ordini (e dunque incassi più diluiti) cercando comunque di non perdere quote di mercato. I dati qui commentati sono sintesi perfetta di questa complicatissima situazione”.
“Pesa inevitabilmente il fattore tempo – continua Pozza -: per quanto è ancora sostenibile questa situazione, in particolare il micidiale mix provocato dai vincoli di dipendenza negli approvvigionamenti e dal rincaro dei prezzi? Quanto peserà l’inflazione sui consumi? L’onda lunga della ripresa 2021 andrà dunque ad esaurirsi nel corso del 2022, o soltanto ad attenuarsi? Questi gli interrogativi fondamentali che oggi ancora non trovano risposta – dice Pozza – finché perdura il conflitto. Le ipotesi macroeconomiche più consolidate parlano di attenuazione della crescita, ma pur sempre di crescita: nell’assunto di fondo che non vi sia, come ovviamente ci auguriamo, alcuna escalation bellica“.
“Nonostante queste incertezze, rincuora il fatto – evidenzia – che le imprese non sono passive, ma già stanno introducendo comportamenti adattivi sul piano degli approvvigionamenti, diversificando per quanto possibile le fonti. Questo processo però va accompagnato: la pandemia prima, e la guerra russo-ucraina dopo, ci hanno fatto capire che economia e geopolitica vanno di pari passo. Accanto alle imprese dobbiamo metterci noi istituzioni per aiutarle a ridisegnare le catene del valore, dentro un diverso modello di globalizzazione per macro-regioni: che ponga attenzione anche alla sicurezza e alla continuità degli approvvigionamenti. E, aggiungo, alla loro valenza strategica rispetto ai cambiamenti strutturali del mercato, transizione energetica in primis. Solo con questo atteggiamento, capace di visione nel lungo periodo, possiamo affrontare scenari così complessi”.
“Tutto ciò – conclude – non può prescindere da un’attenzione al capitale umano. Come non mai in questo periodo le nostre imprese lamentano la difficoltà a reperire manodopera qualificata, ulteriore fattore che incide sul rallentamento della produzione e quindi sui tempi di evasione degli ordini. E questa carenza non interessa solo il manifatturiero, ma – soprattutto ora con la ripresa del turismo – diventa emergenza per un settore trainante dei nostri territori. Carenza di manodopera qualificata non significa solo rallentamento del servizio, ma incide anche sulla sua qualità e quindi sull’immagine dell’impresa sempre più esposta ai giudizi sul web”.
(Fonte e foto: Camera di Commercio Treviso – Belluno).
#Qdpnews.it