Il segno al centro della vita di Livio Ceschin: il docufilm “Percorso Incisi” presentato ieri sera in auditorium Battistella Moccia di Pieve di Soligo è stato un modo per celebrare i 30 anni di attività dell’incisore pievigino riconosciuto a livello nazionale tra gli esponenti di maggior spicco dell’arte incisoria italiana.
Moderata da Marco Zabotti, la serata organizzata proprio da Vite Illustri Pieve di Soligo, è stata arricchita dagli gli interventi di Ceschin, del regista Maurizio Mottin e di Michele Zanetti, saggista e autore di uno dei testi del catalogo digitale.
Prima della proiezione ci sono stati i saluti dell’assessore e vicesindaco Luisa Cigagna: “Rivedere il lavoro di Ceschin è un’operazione importante perché un artista del nostro territorio che lavora con una tecnica complicata come l’incisione è qualcosa da valorizzare. Grazie per continuare a offrirci questa visioni di bellezza”.
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Dopo i saluti di Renzo Bello, vicepresidente della Universita degli adulti, Zabotti ha espresso l’ammirazione per il talento, l’abilità, la precisione, la dimensione spirituale, la visione di paesaggio e lo stile d’insieme e di squadra di Ceschin per poi ringraziare anche l’associazione Careni, una delle sei realtà che fanno parte di una rete che vuole valorizzare i talenti del territorio: la presidente Emma Sech ha affermato che l’associazione ha colto con entusiasmo l’idea di co-organizzare questo evento che contribuisce alla diffusione della cultura, quindi molto in linea con la loro missione.
Livio Ceschin, nello suo racconto audiovisivo di una cinquantina di minuti, ha espresso cosa significa per lui incidere e come si è sviluppata la sua arte: “Attraverso questo video ho voluto tornare sui passi che ho iniziato nel ‘91, quando ho conosciuto l’incisione e in parallelo l’entusiasmo che ho messo nell’incidere il paesaggio”.
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Il paesaggio infatti è il tema principe dell’arte di Ceschin, paesaggio che ha declinato in tutte le sue affezioni e luoghi, prediligendo quelli veneti partendo della laguna, arrivando alla campagna come i Palù, e infine ritraendo le Prealpi innevate: “Le mie stagioni principali, si vede chiaramente, sono la natura dell’autunno e dell’inverno”.
Il docufilm ripercorre elegantemente tutto il lavoro incisorio di 30 anni e i luoghi più salienti, segue anche cronologicamente il lavoro di Ceschin partendo dalle visioni incontaminate dei primi luoghi a quelle più antropiche, ovvero quelle archeologie industriali e siti greco romani dove il dialogo con la natura è più maturo e interessante.
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L’incontro con i poeti (come Zanzotto), ha svelato l’artista, è stato determinante: “Con loro ho imparato ad approfondire il mio pensiero, il mio essere e la mia conoscenza: il poeta non rimane mai in superficie quindi ho potuto entrare davvero nel paesaggio, fondere ancora di più le mie intenzioni, capendo che non è importante cercare cose particolari, ma è importante vedere in modo particolare”.
Il docufilm si compone di 12 sequenze tematiche, rappresentate da una porta che l’artista apre e chiude: metaforicamente delle aree che scopre e che studia col tempo evolvendo da una all’altra: “Accarezzo la lastra quando incido, il mio gesto è un istinto naturale e contribuisce alla creazione dell’opera: lo stesso movimento della mano fa parte del segno che lascio”.
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Grande la soddisfazione del coordinatore della rete Vip Marco Zabotti al termine dell’evento: “È stata una serata di successo di partecipazione e di consensi unanimi per un omaggio affettuoso e grato di Pieve di Soligo al suo concittadino Livio Ceschin, tra i più affermati incisori nel panorama nazionale e molto noto anche a livello europeo. La proiezione del docufilm Percorsi incisi, di grande fascino artistico e poetico, ha incantato la platea, così come i dialoghi successivi con lo stesso Ceschin, il regista Mauruzio Mottin e il saggista Michele Zanetti, e anche con l’autore delle musiche Stefano Morini, sono stati molto apprezzati dal folto pubblico in sala, attento e concorde sui vari passaggi riguardanti in particolare la difesa della natura e della bellezza, il percorso umano di Livio e il suo rapporto di amicizia con Andrea Zanzotto, il futuro dell’incisione e la grande amicizia e sintonia generate negli autori proprio grazie al docufilm“.
“Grazie di cuore a tutti coloro che hanno creduto, condiviso e collaborato per l’ottima riuscita di questo evento, già richiesto di essere riproposto in terra Unesco in questa estate 2022” ha concluso.
(Foto: per concessione gentile di Marco Zabotti – Flavio Gregori).
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