Nacque a Roccaporena (Cascia) nel 1381 d.C. La prima ricostruzione agiografica completa a noi giunta risale soltanto al 1610, ad opera di padre Agostino Cavallucci, agostiniano. Su tale testo si modelleranno tutte le successive biografie della santa.
Cavallucci si basò sulla tradizione orale, in particolare quella interna al monastero di Cascia e quella degli abitanti di Roccaporena, e sulle poche fonti iconografiche precedenti, probabilmente servendosi, per il resto, di testi agiografici consolidati.
Secondo la tradizione era figlia unica e fin dall’adolescenza desiderava consacrarsi a Dio. Per le insistenze dei genitori, però, fu data in sposa ad un giovane di buona volontà ma di carattere violento. Dopo l’assassinio del marito e la morte dei due figli, ebbe molto a soffrire per l’odio dei parenti che, con fortezza cristiana, riuscì a riappacificare. Vedova e sola, in pace con tutti, fu accolta nel monastero agostiniano di santa Maria Maddalena in Cascia.
Visse per quarant’anni anni nell’umiltà e nella carità, nella preghiera e nella penitenza. Negli ultimi quindici anni della sua vita, portò sulla fronte il segno della sua profonda unione con Gesù crocifisso. Secondo la tradizione devozionale, la sera del Venerdì Santo dell’anno 1432, ritiratasi in preghiera della Passione di Gesù, dopo la predica di fra’ Giacomo della Marca, avrebbe ricevuto una spina dalla corona del Crocifisso conficcata in fronte.
L’evento è uno dei pochi della vita della monaca esplicitamente ricordato nell’iconografia quattrocentesca pervenutaci e nel breve testo dipinto sulla “cassa solenne” (1457), nel quale si legge “quindici anni la spina patisti”.
Morì il 22 maggio 1457. Invocata come taumaturga di grazie, il suo corpo si venera nel santuario di Cascia, in provincia di Perugia, meta di continui pellegrinaggi. Beatificata da Urbano VIII nel 1627, venne canonizzata il 24 maggio 1900 da Leone XIII. E’ invocata come santa del perdono e paciera di Cristo.
(Foto: archivio Qdpnews.it – Wikipedia).
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