• Il mutamento degli assetti globali e delle relazioni commerciali sta modificando la cosiddetta “corporate diplomacy“, con il superamento del modello finora tradizionale, secondo cui un’azienda dovrebbe stringere buoni rapporti con chiunque ed evitare di schierarsi pubblicamente, in modo da poter vendere a tutti.
• Lo schema dominante oggi, secondo autorevoli economisti, sarebbe invece di segno opposto: il pubblico chiederebbe ora ai marchi commerciali di incarnare e promuovere i valori e ideali, con una tendenza che può spalancare nuove opportunità di business, a patto di possedere le nozioni per gestire argomenti di questo tipo.
• Le 2 macro-tendenze vengono individuate da un lato nel “sovranismo di marca”, dall’altro nella “brand democracy”: il primo concetto è abbastanza semplice e tradizionale, dal momento che molti brand già si pongono come il “centro dell’universo” (prima di tutto il nostro marchio); anche la brand democracy fa leva su concetti divisivi, per esempio l’antirazzismo oppure l’ostilità a idee politiche nazionaliste, ecc., come esemplificato dalle ultime campagne pubblicitarie Nike, ritenute innovative e al tempo stesso controverse.
Foto: archivio Qdpnews.it
Autore: Sistema Ratio Centro Studi Castelli