I santi Filippo e Giacomo “Minore”, vengono ricordati lo stesso giorno poiché le loro reliquie furono deposte insieme nella chiesa dei Dodici Apostoli a Roma.
Filippo è conosciuto principalmente attraverso i Vangeli e gli Atti degli Apostoli. Come Pietro e Andrea, era originario di Betsaida, sulle sponde del lago di Tiberiade; discepolo di Giovanni Battista, fu tra i primi a seguire Gesù quando questi passò dal suo paese. Gesù disse una parola “seguimi” e Filippo lo seguì portandosi dietro anche Natanaele.
Più tardi, Filippo fu testimone dei miracoli di Gesù, come quello della moltiplicazione dei pani. L’insegnamento più grande del Maestro (Gesù) seguì una domanda di Filippo, dopo l’ultima Cena: “Signore, mostraci il Padre e ci basta. Gli rispose Gesù: Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre” (Gv 14,8-31). Parole che Filippo conserverà dentro di sè nella sua missione (At 8,5-40) presso gli Sciti e i Parti. La tradizione più comune afferma che Filippo morì crocifisso a Geropoli all’età di 87 anni.
Filippo è venerato come santo dalla Chiesa cattolica e da quella evangelica (commemorazione liturgica il 3 maggio), dalla Chiesa anglicana (1 maggio), dalla Chiesa ortodossa (14 novembre), dalla Chiesa armena (17 novembre), dalla Chiesa copta (18 novembre).
Giacomo (I secolo) era figlio di Alfeo e cugino di Gesù. Ebbe un ruolo importante nel concilio di Gerusalemme (50 d.C. circa) divenendo capo della Chiesa della città alla morte di Giacomo “Maggiore”, il fratello di Giovanni Evangelista e figlio di Zebedeo. Scrisse la prima delle Lettere Cattoliche (universali) del Nuovo Testamento.
Secondo Giuseppe Flavio fu lapidato tra il 62 e il 66 d.C., e tuttavia l’attendibilità del racconto è dubbia. La sua parte principale ha inizio dopo l’Ascensione di Gesù e dopo la Pentecoste ed è narrata negli Atti degli Apostoli. Nella prima Chiesa, Giacomo “Minore” godette d’una particolare autorità. Anche gli Ebrei avevano grande ammirazione per la figura di questo Galileo, primo vescovo cristiano di Gerusalemme. Qui fondò una comunità di cristiani, operando sempre numerose conversioni.
Anch’egli cadde vittima della persecuzione o meglio di una specie di sommossa, durante la quale Giacomo venne portato su un punto elevato del Tempio, perché rinnegasse la sua fede in Gesù, dinanzi al popolo. Alla leale e convinta risposta dell’Apostolo, molti, anche tra gli ebrei, resero Gloria al Signore ma i Farisei, esasperati, fecero precipitare Giacomo dall’alto del Tempio. Giacomo lasciò tra i suoi scritti un detto che risuona ancora oggi nella tradizione della Chiesa: “La fede senza le opere è morta”.
(Foto: archivio Qdpnews.it – Wikipedia).
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