Gino Borsoi (nella foto a destra con il pilota Jorge Lorenzo al Gran Premio di Brno del 2004) è nato a Motta di Livenza e cresciuto a Oderzo, 45 anni, prima pilota e collaudatore, oltre che socio-proprietario di una squadra corse, è attualmente, dalla fine del 2005, direttore sportivo del Team Angel Nieto al motomondiale.
Oggi ricopre uno dei ruoli più importanti all’interno di un team di motociclismo ma l’inizio della sua carriera è stato plasmato, nel bene e nel male, nella sua terra natale: il Veneto.
– La tua giovinezza nel Veneto: come è nata la tua passione per le moto e come l’hai coltivata nel Veneto.
“Com’è nata? In realtà era già dentro di me. Mio padre è un concessionario di moto ed è stato abbastanza facile cominciare nel mondo delle moto anche se, a dire la verità, io all’inizio facevo motocross, non ero nel mondo della velocità. Poi per vari motivi smisi di fare motocross, iniziai con l’enduro ma solo per divertimento, non lo facevo più a livello agonistico e lo combinavo con il calcio. Da lì cominciai a divertirmi durante il fine settimana con l’enduro e durante la settimana mi allenavo giocando a calcio, quindi la passione per la moto continuava ma in quel momento non era rivolta verso la velocità, e stiamo parlando del periodo in cui avevo 15-16-17 anni.
Poi un giorno un amico di mio papà, Paolo Vizzotto, mi propose di provare la moto da strada e di fare un test in pista: io gli risposi che mi piaceva di più l’enduro e il motocross ma che ci potevo pensare. A quel punto lui comprò una moto e mi ricordo che me la lasciò un fine settimana, la provai a Misano e pensai che, in fondo, non era poi così male (ride, ndr), che la velocità, il girare in pista non fosse poi una brutta idea. La settimana dopo feci la mia prima gara a Misano, sotto la pioggia, avevo ancora lo stile dell’enduro/motocross quindi invece di mettere fuori il ginocchio, mettevo fuori la gamba.
La prima gara, di conseguenza, non è stata sicuramente facile perchè passare alla strada e per di più sotto la pioggia è stata dura; in gara in realtà non andavo nemmeno male ma a due tre giri dalla fine una caduta non mi ha permesso di portare a termine la competizione. In questo modo il fine settimana si è concluso, però poi quando sono arrivato a casa mi sono messo a pensare seriamente alla velocità perché per me era stato comunque un weekend molto interessante ed era una opzione che vedevo fattibile e percorribile. Da lì, iniziai a partecipare l’anno successivo a praticamente tutte le gare del Campionato Italiano della Sport Production, lì iniziai ad andare bene e da quel punto in poi la mia carriera con le moto da strada prese il volo”.
– Sei un italiano che ricopre un ruolo di grande spessore in un mondo in cui gli spagnoli sono moltissimi, oltretutto lavori per un team spagnolo: come ti trovi a lavorare con loro e come è stato valutato il tuo essere italiano e, perché no, anche veneto, all’interno del motomondiale.
“Devo dirti la verità, all’inizio non è stato facile perché negli ultimi due anni della mia carriera oltre a essere pilota e, per Aprilia, collaudatore, ero anche proprietario della squadra, uno dei soci della squadra. In quegli anni eravamo tre, io, Bedon e Gabrielli e in tre gestivamo la squadra della 125 in cui uno dei piloti ero io e l’altro per il primo anno era Alex De Angelis, per il secondo anno poi Mike Di Meglio, e devo dire che è stato un anno piuttosto complicato perché dovevo abbinare la mia vita da pilota, con gli allenamenti, alla vita da dirigente per risolvere i vari problemi che ci sono all’interno di una squadra, per gestire il denaro, gli sponsor e la stagione sportiva.
Una volta deciso che la mia carriera agonistica era arrivata quasi alla fine, anche se non ero del tutto convinto, decisi di spostarmi in Spagna dato che alla fine del 2005 Martinez (dirigente e fondatore del Team Angel Nieto) mi chiese se potesse interessarmi l’idea di lasciare l’Italia per iniziare una collaborazione. Io ci pensai un po’ ma mi convinsi: in quel periodo non sapevo neanche lo spagnolo, quindi andare a vivere e lavorare in Spagna senza nemmeno conoscere la lingua all’inizio non è stato facile però devo dire che ho trovato un ambiente spettacolare, un’umanità incredibile e una facilità di integrazione lavorativa con la squadra che onestamente non mi aspettavo. In quel periodo Martinez mi lasciò quasi carta bianca, per fare all’incirca quello che volevo con la struttura e i risultati sono stati eccellenti già dal primo anno: abbiamo vinto il mondiale e nel complesso molte gare, i risultati della squadra da quel momento sono stati egregi, 4 mondiali vinti, una media di venti gare vinte a stagione tra 125 e 250.
Sicuramente è stato un periodo eccellente per me. Devo dire che non ho sofferto molto questo spostamento da Italia a Spagna e una cosa che un po’ mi è sempre dispiaciuta è che il Veneto, e comunque la zona dove ho sempre vissuto, non mi ha mai veramente considerato, nemmeno quando ero un pilota, e quindi devo dire la verità andare via dal mio paese non è stato un problema. Anzi, forse è stato meglio cosi perché in Veneto non sono mai stato realmente apprezzato, non che mi importasse particolarmente, però nonostante i miei risultati come pilota che sono anche stati, devo dire, interessanti, nel 2000 stavo lottando per vincere il mondiale, non sono mai stato considerato come uno sportivo di livello.”
– Ora lavori per il Team Angel Nieto: puoi spiegarmi in cosa concretamente consiste il Tuo lavoro all’interno della squadra?
“Io sono il direttore sportivo e quindi gestisco tutto quello che riguarda la relazione tra la casa, le case ufficiali che ci danno le moto, i contatti, la gestione dei piloti, anche a livello contrattuale. Dopo di che gestisco tutto quello che è l’ambiente del team, gestisco i meccanici, la squadra e le varie problematiche che possono sorgere durante un fine settimana tra un pilota e il team, o tra la squadra e la casa costruttrice. Devo gestire un po’ tutte queste situazioni, operazione non semplice perché quest’anno oltre alla Moto2 e alla Moto3 si è aggiunta anche la MotoE ma comunque è fattibile, fino all’anno scorso avevamo anche la MotoGp, tutte e tre le categorie, quindi gestire sei piloti in un weekend non è facile perché comunque ti devi spostare da box a box, il riferimento per meccanici e case costruttrici sono io, quindi devi essere presente ma devi essere anche capace di dividere il tuo tempo.
Non è stato sicuramente facile ma devo dire che mi ha dato un bagaglio di esperienza notevole e comunque anche gestire moto2 e moto3 ora non è una passeggiata perché quando ci sono problemi non sono circoscritti al fine settimana e bisogna lavorare anche a casa. Non ci fermiamo mai, è vero, ma comunque il carico è differente, i ritmi sono leggermente più lenti e quindi è un po’ più semplice rispetto agli anni passati quando la MotoGp assorbiva molto del mio tempo.
Quest’anno è vero che c’è anche la MotoE, però è anche vero che in questo campionato le gare sono di meno. Oltretutto il team da due anni ha creato anche una scuola quindi abbiamo anche dei ragazzini dai 10 anni in su e anche lì dobbiamo gestire altri sei piloti. Insomma la squadra è piuttosto grossa, di persone ce ne sono tante, siamo circa una sessantina. L’unica area che da diversi anni non tocco è la gestione e la ricerca degli sponsor, è una cosa di cui si occupa Martinez, io mi concentro solo sulla parte tecnica e sportiva della squadra”.
– Hai accennato alla motoE: prima stagione, c’è chi dice che sia il futuro c’è chi invece è molto scettico. Qual è il tuo pensiero a riguardo?
“Io considero che sia sicuramente il futuro. Abbiamo visto ormai che le macchine elettriche sono entrate a fare parte della nostra quotidianità, è chiaro quindi che la moto è il secondo passo. Nei prossimi anni sicuramente la categoria dovrà imparare a capire come gestire meglio diversi ambiti e diverse situazioni, dovrà migliorare in molti aspetti perché comunque questo è l’anno zero e siamo ancora distantissimi da quella che sarà una MotoE del futuro, come tutte le cose all’inizio serve gettare le basi ma io sono convinto che in due tre anni il salto qualitativo delle moto sarà veramente importante. Prenderà il posto della MotoGp? In questo momento non penso, credo che comunque la MotoGp sia la categoria regina però lo sarà al fianco della MotoGp, e credo che arriverà anche allo stesso livello. Quando? Non lo so, ma non ci metterà moltissimo sinceramente.”
Detto questo, non ci resta che aspettare qualche anno e verificare tutte le previsioni, anche se i dubbi sul fatto che elettrico significhi futuro sono, ogni giorno, sempre di meno.
(Fonte: Redazione Qdpnews.it).
(Foto: Instagram – Gino Borsoi).
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