I passaggi dei pastori nel Comune di Mareno di Piave, assai frequenti nel periodo tardo invernale e di inizio primavera, potrebbero essere un’eredità storica: è quanto emerge dai resoconti del catasto veneziano del 1605 sul territorio della Podesteria di Conegliano, comprendente il territorio di Mareno, con Vazzola e Codognè fino alle zone collinari di Scomigo, frazione di Conegliano, e San Pietro di Feletto.
La Podesteria coneglianese, dall’estensione più contenuta rispetto alle confinanti (ovvero Treviso, la Patria del Friuli, le contee di Ceneda con Tarzo, Serravalle, Collalto con San Salvatore, San Polo e Oderzo con Portobuffolè) poteva vantare un territorio collinare, dedicato alla coltivazione della vite e dell’olivo, e una vastissima porzione di pianura dove all’attività agricola ben si affiancava la pastorizia e la produzione di lana, poi commerciata a Conegliano e Tezze all’interno di Borgo Malanotte, proprietà dell’omonima famiglia cadorina.
Oltre all’opificio ad acqua dedicato alla lavorazione del ferro, il territorio marenese viene annoverato nei documenti storici come la zona più importante per il pascolo delle greggi, l’allevamento del bestiame e sede di laboratori di trasformazione della lana: i paesi di Maren (toponimo storico ndr) e Soffratta furono infatti i punti nevralgici della pastorizia coneglianese; molti terreni figuravano infatti come “pubblici” e perciò destinabili all’usufrutto della sola popolazione residente nella villa (aggregazione urbana) che aveva l’onere di un’imposta e di prestarsi per i lavori competenti alla villa.
Nel 1605, dei 5.300 campi coneglianesi della Podesteria, nelle ville di Maren, Soffratta, con Cittadella e San Michele di Ramera (allora entrambe facenti parte dei Quattro Comuni con le vicine Sarano di Santa Lucia e Campolongo di Conegliano) ne figuravano oltre 1.700 (circa 940 ettari) e una popolazione stimata di circa 1.700 abitanti per oltre 3.800 animali allevati, con più di 2.700 ovini; la proprietà delle terre marenesi, in mano alla nobiltà veneziana e cittadina per quasi il 79%, venne poi spartita fra le ville nelle misura del restante 21%.
Fra i motivi che si ritiene aver contribuito al successo di tale attività, oltre alle vaste aree pubbliche e non destinate alla coltivazione (come il bosco Roncade a Soffratta), c’è la copiosa presenza di fiumi e torrenti le quali fornivano un terreno continuamente fertile, riserve d’acqua per l’abbeveraggio delle bestie e le successive lavorazioni della lana e dei prodotti caseari e foraggio; inoltre la via Ongaresca (ancora esistente) attraversava l’intero territorio marenese favorendo i commerci verso Conegliano e Venezia.
L’importanza delle ville marenesi, che conobbe un periodo di difficoltà già nel 1645 con la guerra di Candia, la quale costrinse alla riduzione dei campi per approvvigionare gli eserciti; fu ininterrotta fino al tramonto nel 1807, con la riorganizzazione territoriale della Repubblica Cisalpina ad opera di Napoleone.
Tuttavia, ancora oggi l’arrivo dei pastori è sempre accolto con molto calore: sarà per quel retaggio antico che, seppur in minima parte, ancora ci appartiene.
(Fonte: Thomas Zanchettin © Qdpnews.it).
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