Pieve di Soligo, cittadina trevigiana il cui impegno a favore dell’integrazione e della valorizzazione delle diverse culture è riconosciuto a livello internazionale, si è svegliata oggi, giovedì 11 luglio 2019, con una notizia che nessuno vorrebbe mai ascoltare.
Un’indagine molto delicata, infatti, ha portato all’allontanamento dalla provincia di Treviso del 36enne bengalese F.O., sedicente imam del centro culturale islamico di via Gaetano Schiratti a Pieve di Soligo. L’uomo, secondo le prime informazioni trapelate, durante alcune lezioni sul Corano, avrebbe utilizzato dei metodi violenti per trasmettere l’insegnamento della religione islamica ad alcuni bambini di una fascia d’età che va dai 5 ai 10 anni.
Minacce, schiaffi, bastonate sulla schiena, colpi con bastoni a punta triangolare e intimidazioni di tutti i tipi sarebbero i terribili atti compiuti dall’insegnante di religione durante i suoi tentativi di far memorizzare alcuni concetti religiosi ai giovani studenti.
Le indagini sono partite grazie ad un esposto delle insegnanti della scuola primaria frequentata dai bambini di Pieve dei Soligo che, negli scorsi mesi, hanno notato lividi alle gambe, difficoltà respiratorie e dolori al petto accusati spesso dai loro alunni. I genitori di alcuni di questi ragazzi, una volta messi al corrente di questa situazione, avrebbero minimizzato l’accaduto con comportamenti vicini alla più classica omertà.
“È una triste notizia – ha affermato Nader Akkad (nella foto), imam e consigliere nazionale dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia (Ucoii) – leggere sui quotidiani che un imam usa violenza su bambini e bambine affidati a lui per l’educazione e l’insegnamento della religione. Mi domando che insegnamento ricevano i nostri ragazzi da un insegnante violento se non la violenza stessa, con il rischio di legittimare l’odio religioso. Gli imam che usano la violenza nell’insegnamento commettono il doppio dei peccati, il primo peccato è la violenza stessa che è ancora più grave se si commette in nome della religione”.
“La soluzione alla violenza in ambito educativo – prosegue l’imam Nader Akkad – richiede di non assegnare il compito dell’educazione religiosa a persone non adeguatamente formate per l’insegnamento: per questo dobbiamo raccomandare il percorso che i recenti decreti legislativi e ministeriali hanno richiesto con l’obbligo di ottenere dei titoli e dei crediti formativi per l’accesso all’insegnamento, per l’acquisizione delle competenze di base nelle discipline antropo‐psico‐pedagogiche e nelle metodologie didattiche”.
“Va sottolineato – conclude l’imam Akkad – che una grande responsabilità è in capo ai quadri dirigenti delle associazioni islamiche che hanno assegnano questo compito senza chiedere o verificare la competenza didattica dell’educatore-imam. La seconda via per contrastare la violenza è la vigilanza continua ed attiva da parte di tutti noi. Non bisogna mai abbassare la guardia o lasciare i nostri figli in mano ad educatori senza adeguati strumenti di controllo sulla metodologia di insegnamento e sui contenuti. Qui devo ringraziare gli insegnanti delle scuole che hanno scoperto la violenza su questi bambini e che hanno denunciato immediatamente l’accaduto. I genitori hanno l’obbligo e la responsabilità di non accettare nessuna scusa data dagli insegnanti per giustificare la loro violenza, così come i quadri dirigenti delle associazioni non devono nascondere o coprire la violenza e devono immediatamente denunciare e prendere provvedimenti contro gli insegnanti trasgressori, anche se coprono incarichi importanti di imam”.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto per gentile concessione di Nader Akkad).
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